La stanza di Feltri

Ci serve la famiglia della tradizione

La cosiddetta famiglia tradizionale non è affatto perfetta, eppure essa rappresenta il modello che io stesso riconosco come cellula essenziale e primaria della società

Ci serve la famiglia della tradizione

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Adorato Direttore Feltri,
giungo subito al punto: cosa ne pensa della famiglia tradizionale tanto difesa dalla destra? E lo spot di Esselunga, che ha dato origine a tante polemiche, le piace? Personalmente l'ho poco gradito. Io sono cresciuta in una famiglia sacramentale, composta da babbo, mamma e due fratelli maschi, entrambi più piccoli di me. Mia madre è stata una donna fredda, assente, concentrata solo sui figli di sesso maschile. Mio padre, invece, un uomo succube, arreso, silenzioso, quasi inutile. Non ricordo da parte loro un gesto d'affetto. Ma ricordo fin troppo bene le tensioni in casa, le ostilità prolungate, la mancanza di affetto, la violenza verbale di mia madre verso mio padre e anche verso di me. È un vissuto che mi ha fortemente condizionata e che oggi, nonostante mi sia sposata e abbia una figlia, mi rende scettica davanti a questa esaltazione che si fa della famiglia corrispondente alla tradizione.
Agata Torrisi

Cara Agata,
la cosiddetta famiglia tradizionale non è affatto perfetta, eppure essa rappresenta il modello che io stesso riconosco come cellula essenziale e primaria della società. Essa è formata da un uomo e una donna che si uniscono e generano quei figli di cui siamo sempre più carenti e che non possono essere prodotti alla stregua di oggetti mediante procedure quali l'utero in affitto. È la natura, ci dicono di rispettarla e poi, quando la rispettiamo, ci dicono che non va bene. Quando sostengo ciò, non intendo togliere valore ad altri tipi di nuclei familiari, come quelli costituiti da un unico genitore, single o vedovo, e dai suoi figli, o da madre e figlio adulto e così via. Sono convinto che famiglia sia ovunque vivano o siano riunite due persone che si amano, che si prendono cura l'una dell'altra, che si supportano e pure si sopportano, considerato che la convivenza non è mai semplice. Quindi, sì, anche due uomini o due donne conviventi o uniti mediante matrimonio civile possono essere una famiglia, una famiglia non tradizionale, certo, eppure la statistica inquadra questi casi come nuclei familiari. Essi non rappresentano, tuttavia, quella famiglia della tradizione che per me è e resta lo ripeto fondamento della comunità. Tu hai ragione quando fai notare, raccontandomi anche la tua intima esperienza, cosa di cui ti ringrazio, che la famiglia non è quel perimetro ideale all'interno del quale regnano sempre amore, concordia, pace, rispetto, dialogo, affetto, tenerezza, protezione. Basti considerare che i crimini peggiori avvengono proprio all'interno di quello stesso perimetro: abusi sessuali, omicidi, violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti, torture, ricatti. Da sempre. La famiglia è fonte di bene, ma è anche fonte di male. Quindi eviterei di favorire una esaltazione della famiglia in sé, presentandola come prototipo ideale, habitat sempre ameno, felice, sereno.

Io non sono cresciuto in una famiglia tradizionale. Mio padre morì che io avevo appena sei anni, fui allevato da mia madre e da mia zia, la quale non si sposò mai e fu per me una seconda mamma. Pur non corrispondendo al modello che ciascuno di noi ha rappresentato in testa e nonostante le difficoltà di ogni genere, incluse quelle economiche, la mia è stata una famiglia gaia. Altri nuclei familiari, invece, dove pure sono presenti padre e madre, pur essendo tradizionali, sono disfunzionali e determinano problematiche gravissime in coloro che sono costretti a viverci. Ecco perché non posso fare a meno di concordare con te sul punto.

La differenza tra una famiglia sana e una insana non la fa la partecipazione di un uomo e una donna che rivestano i ruoli di padre e di madre, ovvero l'omologazione al modello convenzionale, bensì la presenza di amore, quindi di ascolto, di volontà di essere rifugio per l'altro, di andare avanti insieme, tra gli alti e bassi della vita che sempre ci mettono a dura prova e davanti ai quali, in mancanza di un legame affettivo autentico, ci si perde, si naufraga, ci si dissolve.

Quanto allo spot di Esselunga, lo trovo noioso. Non possiamo ignorare che oggi le coppie che scelgono di separarsi sono tante e tutte vivono questo evento con un grave senso di colpa verso i figli e anche un senso di fallimento. Questa pubblicità non fa altro che girare il coltello nella piaga.

Tutti i genitori vorrebbero restare uniti per la gioia dei figli, né esistono bambini che desiderino i genitori separati, ma la realtà, quella con cui dobbiamo fare i conti abbandonando il mondo delle utopie, è che talvolta è innanzitutto per il benessere dei figli oltre che dei partner che conviene porre fine all'unione, quando questa è malsana e abbrutisce.

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