Società

Una grande riforma della scuola per dare piena libertà alle famiglie

Una grande riforma della scuola per dare piena libertà alle famiglie

Da anni vado affermando che la scuola italiana necessita della più grande riforma mai compiuta nell’arco della storia repubblicana, una riforma che garantisca piena libertà alle famiglie di scegliere, agli studenti di apprendere, ai docenti di insegnare.

Ci corre l’obbligo ricordare che la responsabilità educativa spetta ai genitori come leggiamo nell’Art. 30 della Costituzione Italiana: "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Affinché questa responsabilità sia agita in modo consapevole deve essere naturalmente libera da qualsiasi vincolo soprattutto economico. Ricordiamo che è compito della Repubblica dare a tutti le medesime opportunità come ben si legge nell’Art. 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Stride che nel 2023 solo in Italia la famiglia subisce la discriminazione economica (dopo aver pagato le tasse) nell’esercizio della propria responsabilità educativa. Se sceglie la scuola statale - che gratuita non è in quanto costa 8.000 euro di tasse dei cittadini - si deve far andare bene tutto sotto il ricatto che non deve sborsare altro denaro; se sceglie la scuola paritaria paga due volte con le tasse prima e la retta poi. In tutta Europa, nessun paese escluso, dalla laica Francia alla Germania, dalla Finlandia alla Svezia, dall’Ungheria alla Slovenia, le famiglie scelgono, come è legittimo che sia avendo già pagato le tasse, fra una scuola statale e una scuola paritaria paritaria. Si innalza il livello di qualità della scuola soltanto grazie ad un sistema scolastico integrato perché i Paesi spendono meno e meglio i propri danari. È intollerabile questa ingiustizia tutta italiana che rende il sistema scolastico italiano, classista, regionalista e discriminatorio. Come è intollerabile l’idiozia culturale di quanti dicono “più scuola pubblica e meno scuola paritaria”. Si resta esterrefatti quando a esprimersi in tal modo sono politici che hanno studiato, rappresentano il Paese e per pura ideologia confondono il cittadino, assimilando “pubblico” a “statale” e insinuando che le scuole paritarie tolgono risorse alla scuola statale; è vero l’esatto contrario, come abbiamo con dovizia di dati dimostrato.

In punta di diritto “pubblico” non si identifica con “statale”. Pubblico è il servizio rivolto al cittadino, a prescindere dal soggetto gestore che può essere lo Stato, gli enti locali, il privato accreditato ai sensi dell’art. 33 della Costituzione.

In punta di diritto il sistema scolastico si definisce integrato quando è composto da scuole pubbliche statali e scuole pubbliche paritarie; il contrario si chiama monopolio educativo, anticamera del regime. Il vero pericolo che oggi l’Italia vive, e che ci deve preoccupare, è il monopolio educativo sempre più imperante. Le scuole paritarie rappresentano il 37% del sistema scolastico nel nord del Paese mentre sono poco meno del 4% nel sud Italia. Non è un dato a caso, ma piuttosto costituisce causa ed effetto del divario fra il Nord e il Sud.

Facciamo un ulteriore passo in avanti. Con la garanzia di tale diritto lo Stato italiano risparmierebbe danari che, tolti allo spreco, potrebbero essere utilizzati per migliorare l’offerta formativa dell’intero sistema scolastico, a partire dal delicatissimo tema dell’orientamento al termine della Scuola Secondaria di Primo grado. Su questo fronte occorre intervenire in modo determinato: da troppi anni ormai le uniche alternative tra le quali i ragazzi scelgono sono i diversi percorsi liceali, anche quando lo studente sarebbe portato ad altri percorsi. L’istruzione tecnica e professionale sono considerate le grandi reiette (un po’ così, a onor del vero, le abbiamo fatte diventare), una landa abbandonata dove vengono confinati gli studenti ritenuti di serie B. Sono, invece, assolutamente convinta del fatto che l’istruzione tecnica e professionale rappresentino una grande opportunità di crescita per il nostro paese che si trova sprovvisto di quelle professionalità che hanno caratterizzato le economie dei nostri territori e delle nostre esportazioni. Per inciso, ricordo che il tasso di dispersione scolastica in Italia è pari al 23%, quello dei paesi UE è pari al 9%: una differenza enorme. Ma è chiaro che lo studente che ha scelto il liceo scientifico senza consapevolezza e senza determinate attitudini si troverà posto ai margini della classe, perderà anni di studio, quando, in realtà, grazie ad una scelta condotta con maggiore attenzione e responsabilità, avrebbe sicuramente potuto compiere percorsi di studi seri, soddisfacenti e professionalizzanti. L’appiattimento delle opportunità di scelta crea sempre uno schiacciamento verso il basso con esiti assolutamente negativi che si ripercuotono sulle vite delle persone e sulla tenuta sociale dei territori. Infatti, lo studente bocciato due volte e che non riesce a trovare una collocazione sarà il giovane annoiato, preda succulenta delle organizzazioni criminali. Non mi stancherò mai di ripeterlo: la soluzione di alcuni problemi che caratterizzano la nostra società passa dalla riforma della scuola.

Parliamo di risorse. Lo Stato destina, delle tasse dei cittadini, dagli 8.000 ai 10.000 euro per ciascuno dei 7.286.000 allievi che frequentano la scuola statale e poco più di 500 euro per gli 800.000 allievi che frequentano la scuola paritaria.

Quindi le scuole paritarie, gli allievi e le famiglie che le scelgono sono i primi finanziatori dello Stato Italiano per ben 6miliardi di euro annui.

Ma quanto costerebbero gli allievi della scuola paritaria se si riversassero nella scuola statale? Oltre al danno non quantificabile per l’enorme gravità del monopolio educativo e del conseguente regime ben 5.141.342.841,92 all’anno. Un costo spropositato come ben si evince dalle tre tabelle di seguito.

Tabella sulle scuole paritarie 2023 - 1

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato con la nota 2968 del 30 gennaio ha pubblicato il Costo Medio Studente (Spesa annua nelle istituzioni educative per studente) come riportato nella Tabella n.2. Moltiplicando il costo medio studente dei singoli corsi per il numero degli studenti si ottiene la spesa annua per gli allievi della scuola paritaria che lo Stato Italiano risparmia. I cittadini versano le tasse anche per l’istruzione degli allievi della scuola paritaria che lo Stato trattiene e eroga un contributo minimo di 500,00-700,00 euro annui per allievo come si evince dalla tabella n.3. Quindi le scuole paritarie rappresentano il primo finanziatore del Paese.

Tabella scuole paritarie - 2

La spesa annua che lo Stato Italiano risparmia grazie alla presenza delle scuole paritarie è di euro 5.141.342.841,92 che dovrebbe sostenere ove le scuole paritarie chiudessero. Impedire la libertà di scelta educativa dei genitori, il diritto di apprendere degli studenti senza alcuna discriminazione economica e il sistema scolastico integrato rappresenterebbe un danno economico senza precedenti per i cittadini che dovrebbero subire un aumento dell’imposizione fiscale per euro 5.141miliardi annui.

Tabella scuole paritarie - 3

Sono fiduciosa che il Governo attuale che - sulla scia dei precedenti a cui pure non mancavano i dati su questo tema – a) comprenda il reale pericolo del monopolio educativo (le scuole paritarie non riescono ad indebitarsi oltre e le famiglie, non potendo pagare la retta richiesta dalle scuole per non chiudere, sono costrette a iscrivere i figli alla scuola pubblica statale), b) consideri il reale pericolo di dover chiedere ai cittadini tasse per euro 5.141.342.841,92 - tanto costerebbe la chiusura delle scuole paritarie -, c) possa intervenire in modo significativo con la prossima legge di Bilancio per aiutare le famiglie a pagare la retta e quindi a scegliere liberamente una scuola pubblica paritaria.

Ne beneficia in primis la scuola statale, si innalza il livello di qualità della scuola tutta (senza doverci sentire fanalino di coda nei risultati OCSE PISA), la scuola ritorna ad essere un ascensore sociale e si spendono meglio le tasse dei cittadini.

Confido che tutte le forze politiche, da sinistra a destra, mettano al centro gli studenti applicando il diritto, l’economia e il buon senso, e abbandonando un’ideologia che distrugge la società democratica.

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