Cultura e Spettacoli

"Alzo ancora i Decibel, era dura essere punk tra i fan degli Inti Illimani"

L'artista riforma la band che lo lanciò nel 1977: «Mi è rimasta la rabbia di allora»

"Alzo ancora i Decibel, era dura essere punk tra i fan degli Inti Illimani"

Mica facile restare punk a sessant'anni. Più semplice esserlo a venti, quando la ribellione circola nelle vene. Invece Enrico Ruggeri, classe 1957, non ha mai smesso di andare controcorrente anche vincendo due Festival di Sanremo oppure conducendo programmi in seconda serata. È rimasto, per usare una definizione molto chic, "incontaminato".

Stavolta poi.

Ha deciso di riformare i Decibel, ossia il gruppo con il quale quarant'anni fa si fece conoscere e fece conoscere il punk in Italia portandolo addirittura Contessa al Festival di Sanremo. Adesso sembra niente, ma allora fu uno sconquasso che tantissimi ancora ricordano. Nel frattempo tutto è cambiato ma Ruggeri no. E alla fine è venuto quasi spontaneo ritrovare Silvio Capeccia e Fulvio Muzio, incidere dodici inediti e ripartire daccapo: Noblesse oblige dei Decibel uscirà il 10 marzo e dopo ci saranno concerti punk, ossia in piccoli locali che scoppieranno di pubblico e watt. Insomma, niente nostalgia e soltanto sana voglia di alzare il volume senza curarsi troppo del resto.

Però scusi, caro Ruggeri, come le è venuto in mente di riaccendere il motore punk?

"Beh, l'anno prossimo compirò 60 anni, saranno 30 anni da Si può dare di più e 40 anni dai Decibel. Un bel po' di ricorrenze che avevo voglia di celebrare senza però realizzare il solito, prevedibile disco di duetti".

E allora?

"Un anno e mezzo fa, senza saperlo prima, al concerto di Londra per i 40 anni degli Sparks ho scoperto che c'erano anche Silvio e Fulvio. Poi qualche mese dopo, a una festa, ci siamo ritrovati a suonare insieme. Allora ho detto loro: perché non scrivete delle canzoni per il mio prossimo disco? Poi invece è nata l'idea di riformare proprio i Decibel".

Ma loro due, nel frattempo, che cosa hanno fatto?

"Hanno stravinto, ce l'hanno fatta più di me. Fulvio è diventato viceprimario al Sacco di Milano, si occupa di diete particolari e delicate, non certo di regimi alimentari per gente in sovrappeso che vuole ridurre il girovita... Invece Silvio è diventato un grosso imprenditore nel settore alimentare che, dopo aver venduto tutto agli americani, si gode i risultati raggiunti. Però entrambi sono rimasti in contatto con la musica, Fulvio registrando dischi per musicoterapia e Silvio facendo musica ambient".

Vite diversissime dalla sua.

"Ma abbiamo conservato gli stessi tempi e la stessa complicità di quando Fulvio Muzio, che era in classe con me al Berchet, mi prese da parte e mi disse sottovoce: Ma anche a te gli Inti Illimani fanno cagare?".

Perché sottovoce?

"Perché allora non era certo una posizione popolare...".

Voi non ascoltavate il gruppo cileno che cantava "El pueblo unido jamás será vencido"?

"No, eravamo molto più vicini a Roxy Music e Deep Purple. In questi quarant'anni è cambiato tutto. Allora i ragazzi come noi ascoltavano il punk e gli anziani amavano la classica. Ora invece ascoltano il rock, però noi continuiamo ad ascoltare il punk".

Perché?

"Perché se hai camminato nel vomito durante i concerti dei Clash al Marquee Club di Londra, beh, hai vissuto qualcosa che ti ha segnato per sempre".

Ma quale musica ascolta oggi?

"Mi verrebbe da dire che non mi piace nulla. Ma sarebbe ingeneroso: preferisco dire che non mi interessa nulla".

Ma perché?

"Non è colpa dei giovani artisti ma di un sistema che li rende tutti uguali, con gli stessi suoni, le stesse sequenze, gli stessi palchi. La crisi induce alla paura, è chiaro, ma pochi hanno il coraggio di rimanere se stessi, tra questi rimane De Gregori che continua a fare i propri dischi fregandosene del resto".

Colpa dei talent show?

"Non do colpe. Dai talent escono ragazzi che cantano benissimo. Ma settantamila persone non vanno a San Siro perché Vasco canta bene ma perché comunica benissimo le sue passioni e i suoi sogni".

Ma i Decibel non hanno paura di essere bollati come nostalgici?

"Mi offendo di più se mi definiscono pop".

Ma a sessant'anni si può essere ancora punk sul serio?

"La rabbia e la voglia di fare barricate mi sono rimaste. Ma a sessant'anni si aggiunge un risvolto più cerebrale. E la nostalgia non c'entra. In tutto questo tempo ogni giorno qualcuno mi ha chiesto dei Decibel: vuol dire che non sono spariti e ora li restauriamo.

Vuol dire che sono rimasti di fianco a noi per quarant'anni".

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