Cultura e Spettacoli

Un discutibile «Flauto magico» cantato dal pubblico

Avvicinare il pubblico ritornando a una bella traduzione ritmica italiana (invece che alla lingua originale con sopratitoli) è un'idea molto interessante, in controtendenza con le pigre abitudini nostrane. Un'idea che avrebbe fatto la felicità di Fedele d'Amico, il critico e musicologo romano, la cui traduzione è servita di base per la versione del Flauto Magico di Mozart allestita allo Sferisterio di Macerata (festival che ora si chiama MOF, stante la moda per gli acronimi). Sull'onda di questo legittimo desiderio di avvicinamento al pubblico, nell'intervallo tra la prima e la seconda parte, il personaggio di Tamino microfono alla mano ha invitato gli spettatori a cantare. Ha insegnato «a orecchio» due frasi di Sarastro (Li renda immuni dall'error e La coppia audace accolga almen), che al momento concordato, gli spettatori hanno dovuto/voluto cantare. Simili iniziative funzionano con i bambini delle scuole (preparati nell'anno scolare per partecipare a spettacoli ad hoc); discutibile invece dispensare due schegge che diventano un improvvisato selfie musicale. Pensata che può essere commentata da una bloggatrice della musica plaudente l'iniziativa: «È teatro della comunità, in cui la comunità agisce come un coro greco, ma non impettito in stasimi lirici, bensì interlocutorio, vivace, polemico, anche contraddittorio.

La base della versione ritmica italiana di Fedele d'Amico si aggiorna, allora, con qualche limatura poetica ma, soprattutto, con una rivisitazione dei parlati che si accorda perfettamente con il concetto di tradurre e tradire per tramandare.»

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