Cultura e Spettacoli

Il momento d'oro dei Dear Jack. "Non siamo una band per caso"

Dopo "Amici" li ha consacrati il brano "Domani è un altro film". Il cantante: "Suoniamo sempre dal vivo. E ora pensiamo a Sanremo"

I "Dear Jack"  si sono formati poco prima  del casting di Amici
I "Dear Jack" si sono formati poco prima del casting di Amici

Da zero a cento in sei mesi netti. Talvolta capita e ai Dear Jack è capitato: premio della critica ad Amici di Maria De Filippi (dove si sono giocati la finale con la vincitrice Deborah), seguito monster sui social network, concerti negli stadi. Al netto dei soliti pregiudizi stantii sui talent show, i Dear Jack sono la giovane band italiana del momento e non solo perché il disco Domani è un altro film - prima parte (etichetta Baraonda), ha appena ricevuto il disco di platino ed è arrivato al primo posto della classifica addirittura prima della finale di Amici.

Se non unico, è un caso quantomeno raro: «Siamo schizzati in classifica mentre eravamo ancora all'interno del programma: quando ce lo hanno detto, manco ci credevamo», spiega Alessio Bernabei, bello nei suoi vent'anni, poco prima di partecipare ieri sera a Con il Cuore - Nel nome di Francesco su Raiuno con Carlo Conti.
I Dear Jack confermano che almeno nel pop i sogni riescono ancora a realizzarsi: «Arriviamo da due band diverse e ci siamo formati poco prima di partecipare al casting di Amici: una era la vecchia formazione dei Dear Jack, che faceva musica non commerciale molto vicina al punk metal, l'altra era i Repsel». Già ma perché Dear Jack, mica è così frequente che un gruppo al primo posto in classifica si chiami Caro Giacomo? «Un po' volevamo rendere l'idea che il nostro mondo è quello anglosassone. E un po' è un omaggio al grande Jack Skellington, il personaggio di Nightmare before Christmas di Tim Burton, uno dei nostri film preferiti». Ora Dear Jack lo senti pronunciare da tutti i deejay dei network italiani, visto che il singolo Domani è un altro film è in altissima rotazione. Per di più, come spesso capita alle canzoni popolari (ad esempio l'Elisa di «siamo nella stessa lacrima» o Mengoni con «mentre il mondo cade a pezzi»), uno dei versi di quel brano è subito entrato nel parlare comune: «Più cancelli e più ti resta il segno». Sorridendo, Alessio conferma: «In effetti ora è il nostro slogan. E ci scherziamo su».

Dopotutto questi cinque ragazzi (uno di loro Lorenzo Cantarini è il fratello di Giorgio, il bambino de La vita è bella di Roberto Benigni) hanno suonato per anni nei piccoli locali o, come si faceva una volta, anche nelle cantine e quindi foderano tutto con un bel senso dell'ironia: «Non siamo mica una boy band, anche se una aprte del nostro pubblico è la stessa, ad esempio, di quella degli One Direction», dice lui prima di puntare il dito su di un altro luogo comune: «Guardate che suoniamo sempre dal vivo e, anzi, io devo molto alla band che, anche durante Amici, mi ha dato una grande mano. Pure durante la finale eravamo live, salvo alcune sequenze, perciò quando io ho fatto i conti con l'emozione ho sempre potuto appoggiarmi al loro muro del suono. Anzi, mi scusi, lo scriva proprio: posso giurare che era tutto dal vivo».

Bel caratterino, Alessio: sta a vedere che come spesso succede, si gode il primo successo e poi molla baracca e burattini per iniziare una carriera solista. «Per carità, io il solista lo faccio solo con le donne», puntualizza con l'inevitabile spacconeria del rockettaro ventenne: «Dopo aver suonato per mesi tutti i giorni anche di fronte a milioni di persone, siamo una band fatta e finita alla maniera dei miei idoli Queen. E, proprio per questo, abbiamo la giusta paura dei nostri prossimi concerti ma non siamo terrorizzati». I loro «prossimi concerti» sono i due «opening slot», come dicono gli americani, l'11 luglio allo Stadio Olimpico di Roma e il 19 a San Siro di Milano: apriranno i concerti dei Modà, con i quali condividono molti cromosomi musicali anche perché Kekko Silvestre è stato il produttore del disco e, come fa chi conosce la puzza sfibrante della gavetta, se li è subito presi sottobraccio: «Un grande onore per noi», conferma il solista solo in parte. Ora li aspetta il futuro. E magari il Festival di Sanremo: «Carlo Conti sarebbe felice di averci e noi vorremmo scrivere una canzone molto forte. Ma non si sa ancora nulla». L'unica cosa certa è che questi cinque ragazzi hanno la formula giusta per il pop rock del momento, potente e melodico. E la sanno suonare come si deve.

Una rarità, ammettiamolo.

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