Cultura e Spettacoli

"Non inseguo le mode, sono quarant'anni che voglio dare di più"

L'artista celebra "Ti amo" e ricorda: "Poi con Tu e Gloria ho fatto il primo Triplete pop"

"Non inseguo le mode, sono quarant'anni che voglio dare di più"

Sembra ieri. Sono (quasi) esattamente quarant'anni da quando Ti amo di Umberto Tozzi è rimasta al primo posto in classifica per tre mesi di fila, uno dei più grandi tormentoni di tutti i tempi in Italia (ma non solo: 8 milioni di copie vendute nel mondo). E ora? Dall'alto degli ottanta milioni di dischi venduti finora, Umberto Tozzi celebra una ricorrenza che non è solo statistica: è quella dei grandi successi balneari che dalla fine dei '70 hanno scandito i tempi di un paio di generazioni e che oggi appaiono irripetibili per virulenza e capacità di segnare un'epoca. E lo fa con Quarant'anni che Ti amo, doppio cd che raccoglie tutti i suoi successi dal vivo, due inediti (Tu per sempre tu e Le parole sono niente scritto da Ramazzotti, Guidetti, Kaballà e Bianconi dei Baustelle) e una versione in duetto di Ti amo con Anastacia: «L'ho chiamata e in due minuti eravamo d'accordo», spiega lui che ha 65 anni, vive a Monaco e gira ancora il mondo come ha sempre fatto, guardandolo da distante, senza quasi accorgersi del successo.

Ai tempi di Ti amo, caro Umberto Tozzi, sembrava che lei fosse una meteora. Adesso Scorsese sceglie un suo brano per un film con Di Caprio (Gloria in The wolf of Wall street) trent'anni dopo averla ascoltata in Flashdance.

«E dire che Scorsese non l'ho neanche incontrato. Tutto è avvenuto a distanza».

Anche con Anastacia è stato un duetto inciso a distanza. Però si dice che sarete insieme al Concerto di Radio Italia a Milano.

«Lei di primo acchito ha detto di sì al duetto. Ma la mia vera sorpresa è stata quando mi ha inviato la sua traccia vocale. Meravigliosa. È stato un onore averla in quella che io ritengo la mia canzone più originale».

Occhio che Gloria vale 29 milioni di copie vendute in soli cinque anni.

«Ma Ti amo ha fascino ed emozione irripetibili».

Da lì è iniziato anche il suo successo internazionale.

«Sì, un deejay della Costa Azzurra iniziò a trasmetterla e a suonarla nelle discoteche. In poco tempo anche i discografici francesi investirono su quel brano. Da allora in Francia Je suis Umberto. E non è facile trovare spazio in quel mercato per un artista non francese».

Non è stato il primo deejay a «innamorarsi» di Tozzi.

«In realtà mi trasmetteva anche Vasco Rossi quando era alla console di Radio Zocca».

Con Ti amo, Tu e Gloria per qualche tempo ha lasciato poco spazio agli altri.

«Il primo Triplete l'ho inventato io». (sorride - ndr).

Poi ha avuto alti e bassi.

«Come tutti i musicisti anche io ho i miei momenti down. Ricordo quando ne parlavo con Pino Daniele, che era il mio vicino di casa a Roma. Rimanere nel cuore del pubblico è molto difficile, specialmente quando non si seguono le mode».

Da uno di quei periodi di crisi nacque Si può dare di più, che vinse il Festival di Sanremo.

«Trent'anni fa. Un giorno stavo registrando nello studio di Cento e telefonai a Morandi e a Ruggeri per ritrovarci a pranzo. È stato il nostro modo di ricordare quei momenti».

Dicono che lo farete anche dal vivo.

«Se fosse, mi piacerebbe che diventasse un evento».

Quale consiglio darebbe a un giovane?

«Di lasciar stare computer e laptop e imparare a confrontarsi. A casa con la tastiera siamo tutti Michael Jackson. Ma la musica che resiste è quella che nasce in cantina, dal confronto di creatività. Allora, come oggi, ero un bambino che assimilava tutto».

A fine anni '90 si ritrovò anche a far musica con Mogol.

«Un giorno lo chiamai e gli proposi di fare un disco insieme. Era il 1997. Lui mi rispose scherzosamente: Guarda che io lavoro due ore al giorno. Benissimo, anche io, gli dissi. Però non avevo composto canzoni forti, onestamente».

È l'epoca dei duetti, con chi le piacerebbe duettare.

«Con Paul McCartney».

Rimaniamo più terra terra.

«In realtà penso che un duetto funzioni se c'è l'alchimia tra le voci. Ma spesso mi rendo conto che si cercano duetti soltanto funzionali al risultato in classifica. Ma al pubblico queste cose non interessano, interessa sentirsi coinvolti emotivamente».

E ora

«E ora vado in tour, parto il 14 aprile dal Dal Verme di Milano e poi fino a novembre giro per tutta l'Europa, dalla Spagna alla Germania».

Poi magari tornerà al festival di Sanremo.

«Onestamente con Sanremo non penso di c'entrare proprio più nulla».

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