Cultura e Spettacoli

Da sindaco di Marsiglia il furbo Depardieu rilancia la sua carriera

L'attore recita nei (grossi) panni di un politico spregiudicato Così la streaming tv prova a conquistare il pubblico europeo

Da sindaco di Marsiglia il furbo Depardieu  rilancia la sua carriera

Intanto non c'entra nulla con House of Cards. La serie Marseille, che andrà in onda dopodomani 5 maggio in contemporanea mondiale su Netflix, ha un solo punto in comune con le vicende di Frank Underwood: la presenza di una megastar. Da una parte Kevin Spacey, dall'altra Gerard Depardieu che battezza così la prima serie made in France prodotta dal colosso della streaming tv. Ha accettato, lui con la sua recitazione impetuosa e corpulenta, di entrare nei (grossi) panni di Robert Taro, sindaco di una delle città più complicate del mondo che gestisce in un modo altrettanto complicato: un miscuglio di compromessi e ambizioni, per di più non sempre di specchiata virtù.

Otto episodi. Molta tensione.

E ancor più effetti paradigmatici: Marsiglia è lo specchio di un potere spregiudicato dentro una «scena del crimine» che è una metropoli complessa, ondivaga, puzzolente di droga e crimine e filtro inevitabile di tanta immigrazione. «House of cards non c'entra nulla - conferma Dan Franck che è lo sceneggiatore e il produttore creativo - Marseille è la storia di una città della paura». Mentre parla, qui alla Cité du Cinéma immersa nella banlieu della paura Saint Denis, guarda spesso la sua vicina Geraldine Pailhas, che nella serie è la first lady di Marsiglia ed è anche una delle poche a poterne parlare con cognizione di causa visto che ci è nata 45 anni fa: «Laggiù ci sono zone così proibite da non poterci entrare con le telecamere», dice giusto un attimo dopo aver ricordato che «vent'anni fa ho girato uno dei miei primi film con Depardieu e mi sono accorta che, in tutti questi anni, lui è cambiato nel fisico ma non nello spirito. Insomma, sarebbe stato uno scandalo se questa serie fosse partita senza di me di fianco a lui».

Ed è difficile immaginare un ruolo più adatto a questo moschettiere del cinema francese più trasversale e coraggioso: sindaco decisionista e assai poco politically correct, abituato a girare in moto e a prendere decisioni su due ruote, veloci, talvolta quasi in accelerazione spregiudicata come nel casus belli, quello decisivo. Lui governa la città da oltre vent'anni e, prima di lasciare la poltrona, prova a far approvare la costruzione di un casinò nel centro storico. Figurarsi il bailamme.

Marsiglia, si sa, è da secoli il crocevia di emarginazione e delinquenza, nel quale il piglio autorevole di un sindaco decisionista può davvero diventare lo spartiacque. «Infatti - conferma Franck - lui ha messo mano anche alla sceneggiatura, proprio perché è un ruolo nel quale si ritrova alla perfezione».

Alla fine, Marseille è il racconto locale di una storia universale, quella dell'intreccio tra malaffare e malapolitica. Magari, si potrebbe pensare, gli sceneggiatori hanno pensato anche a Gomorra come termine di paragone: «È una serie bellissima, ma le due realtà sono imparagonabili, anche se molti aspetti sono inevitabilmente simili». Ad esempio sono simili il sottobosco politico (ossia underwood in inglese, come il protagonista di House of Cards...) che anche in Marseille è un groviglio indefinito e spesso immorale con il quale il sindaco decisionista fa spesso i conti a modo proprio. «Ma non è una serie sulla politica, è una serie che riguarda l'umanità, il carattere delle persone a partire da quelli del sindaco Depardieu, uno che ama profondamente la propria città, e di sua moglie che in realtà è una musicista appassionata dello strumento che suona, ed è anche la confidente del marito». Depardieu è insomma l'ago della bilancia. E, in poche parole, la sua è una sfida che gioca con le proprie armi e chissà se poi la vincerà. È il filo conduttore di queste otto puntate.

Ma una sfida è anche lo spirito che anima Netflix in questa sua prima produzione totalmente francese. Come Suburra in Italia, The Dark in Germania e The Crown in Gran Bretagna, Marseille è la dogana dalla quale transiterà il grande successo di Netflix in Francia. «Vogliamo fare cinema con un linguaggio adatto alla tv», dice il regista Florent Siri. E, in fondo, questo è il marchio di fabbrica di questa piattaforma streaming: garantire produzioni che, anche grazie alla contemporaneità degli episodi, abbiano un respiro realmente cinematografico e capace di mescolare una sceneggiatura di grande orizzonte con inquadrature e montaggio stringenti. Al di là del supporto sul quale si potranno seguire queste otto puntate (smart tv, tablet, smartphone e laptop), la scommessa di produzioni come Marseille è proprio di abbattere i confini tra i vari tipi di pubblico diventandone però il trait d'union. Uno scenario impensabile fino a pochi anni fa.

E un crocevia irrinunciabile per disegnare lo scenario del futuro.

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