Calcio

Frattesi d'Italia a San Siro

Il ct vara la Zan-za-ra davanti ma è la doppietta dell'interista che ci tiene in corsa. Fischi per Donnarumma capitano. Spalletti: "Belli e poi abbiamo sofferto? Non fate i pignoli..."

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Godiamoci il primo successo dell'era Spalletti: di questi tempi molto magri basta e avanza per chiudere la parentesi azzurra e dedicarci alle prossime sfide di campionato. Godiamoci anche la prima doppietta di un giovane ragazzo romano, Davide Frattesi, che toglie ansia e responsabilità dalle spalle degli attaccanti. Godiamoci il parziale nel girone, 7 punti tondi tondi, sapendo che la qualificazione è tutta da conquistare. Godiamoci infine quei 3 mila ucraini che cantano e incitano i loro compatrioti in giallo mentre i fischi italiani impallinano Donnarumma che pure non concede errori marchiani. 2 a 1 e arrivederci ad ottobre.

Applausi all'inno dell'Ucraina, un bel po' di fischi a Donnarumma (specie quando passa sotto la curva sud, ex amica dei suoi giorni migliori): sembra di passare da Stoccolma a Milano nel giro di qualche minuto, ma cosi è anche se non ci pare proprio il caso. D'altro canto la Nazionale riveduta e corretta da Spalletti secondo razionali scelte è capace di riscaldare il cuore di San Siro e di disegnare, finalmente su un prato degno della competizione, calcio di qualità. Intendiamoci: il merito principale è da ascrivere alla regia scolastica ma geometrica di Locatelli e alle sponde intelligenti di Raspadori preferito a Immobile non per capriccio ma per conoscenza diretta delle qualità del giovanotto bolognese. Al suo fianco poi Zaniolo, finalmente incisivo, può contribuire a rendere la partenza dell'Italia uno spettacolo godibile. Poi ci sono anche le favole da raccontare. E solo una favola può spiegare la presenza in area gialla di Davide Frattesi per due volte al posto giusto nell'attimo giusto: in entrambe le occasioni le sue stoccate regalano il doppio vantaggio azzurro e lasciano pensare a una serata da lucidarsi gli occhi.

Invece la distrazione, o meglio lo scarabocchio, è dietro l'angolo, anzi dietro la parata spettacolare di Donnarumma, seguita dal rinvio maldestro dell'interista Dimarco che Yarmolenko chiude in gol prima dell'intervallo.

Qualche perplessità suscita la ditta difensiva nuova di zecca (Scalvini-Bastoni), entrambi abituati a giocare a 3 e perciò impacciati nel disegno a 4 che prevede altri automatismi. Strano che Casale e Romagnoli restino in panchina. Le occasioni per rimettere in sicurezza il risultato si sprecano nella seconda frazione: Zaccagni e Raspadori fanno quasi a gara nel dilapidare le fortune di un paio di golose opportunità costruite grazie alla tigna e all'ingegno di Zaniolo, cercato e trovato con insistenza dai centrocampisti. Quel che manca, a Milano come a Skopje, è la precisione nel chiudere triangoli offensivi di pregio. Non è un caso allora se i cambi di Spalletti - a metà della seconda frazione - si concentrano sul trio d'attacco (dentro in due tempi Orsolini, Retegui e Gnonto).

Gli sprechi in zona gol non si addicono al tipico costume calcistico italiano e nel finale qualche patema d'animo coglie i 58mila di San Siro.

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