Calcio

L'amor di maglia... di club è l'ultimo a sfregio a San Siro

I soliti menestrelli del "tutto va bene, purché si paghi il biglietto" sono scesi in campo anche stavolta per accettare i fischi a Donnarumma

L'amor di maglia... di club è l'ultimo a sfregio a San Siro

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I soliti menestrelli del «tutto va bene, purché si paghi il biglietto» sono scesi in campo anche stavolta per accettare i fischi a Donnarumma. Luciano Spalletti a tirare il gruppo e da parte di un ct non è proprio un bel sentire. Ovvero: il ct può certamente dire che bisogna star zitti e lavorare, accettare la disapprovazione di chi paga. Ma c'è caso e caso. E non è il caso di Donnarumma, portiere della sua nazionale preso a fischiate non tanto per aver sbagliato una parata, ciccato un rinvio ma, piuttosto, per il fatto di essere entrato in campo in uno stadio che ha «tradito» da giocatore del Milan. Era già accaduto. Quelli erano fischi premeditati, a prescindere dalla prestazione. Ed è deludente che un ct non sappia distinguere casi del genere, o voglia barcamenarsi per mantenere consenso pubblico piuttosto che prendere le parti. Forse non era Frattesi a dover intervenire in tackle sui fischi. Meglio l'avesse fatto il tecnico, ancora meglio la federazione che, come tutti sappiamo, non ha cuor di leone.

E qui, tralasciando a chi spettava la difesa, varrà la pena tornare a noi: noi italiani popolo di tifosi, non certo di sportivi. Una volta di più è stato perso il confronto davanti al resto del mondo. Abbiamo dimostrato la scarsa maturità di un pubblico calcistico. Sottolineato calcistico, perché in altri sport c'è più attenzione ai fatti e non a rivalità e rancori da pollaio nazionale. Altre volte la nazionale è stata fischiata, o presa a lanci di pomodori, ma per ragioni di calcio che non scadevano nel rapporto personale come stavolta. Gli ucraini sono un popolo che sente l'amor di patria: saranno stati sorpresi. Qui da noi esiste soltanto l'amor di maglia (di club).

La storia negativa fra Donnarumma e il Milan resisterà al tempo, i fischi ad un giocatore della nazionale per motivi «personali» rimarranno una macchia di scarsa civiltà: a dispetto di quel pubblico che invece tifava per la nazionale in blocco. Forse è giusto che San Siro non veda più calcio. Il Meazza è stato uno stadio che ha regalato grandi emozioni, nobiltà calcistica, fischi e applausi genuini non premeditati.

Non meritava quest'ultimo sfregio.

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