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Rossa di gioia. Ma speriamo che non debba poi pentirsi

Gioia, dubbio, pentimento. La doppietta della nostra nazionale rossa porta con sé un corollario di sentimenti e sensazioni ben più ampio e profondo delle prevedibili manifestazioni di giubilo e fierezza

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Gioia, dubbio, pentimento. La doppietta della nostra nazionale rossa porta con sé un corollario di sentimenti e sensazioni ben più ampio e profondo delle prevedibili manifestazioni di giubilo e fierezza. La gioia innegabile di vedere due Ferrari davanti va ovviamente respirata a pieni polmoni perché una vittoria di simile impatto rappresenta sempre un segnale che va ben oltre gli stretti confini dello sport e accarezza l'immagine e la percezione che all'estero hanno del nostro Paese, leggasi industria, made in Italy, saper fare. La Ferrari è questo: un bancomat ben gestito per la famiglia Agnelli-Elkann, e un vanto in giro per il mondo per la famiglia italiana di noi tutti.

E qui abbiamo assolto all'impegno di parlare di gioia e orgoglio. Veniamo al dubbio e al pentimento. Il primo: è ancora cosi sicura la Ferrari della scelta fatta sul mille volte campione del mondo Hamilton? Resta immutata la certezza che l'operazione Lewis in rosso non si rivelerà in rosso anche in altro senso? Se a Maranello cercavano velocità e vittorie rischiano di rimanere delusi. L'età dell'inglese rema contro e certamente non può competere con la fame di un giovane veloce come Sainz. Discorso diverso se, invece, cercavano principalmente l'esperienza e il travaso tecnico-umano garantito da un vecchio fuoriclasse che conosce tutto della Mercedes e di come si aprono i cicli vincenti. Di solito, i dubbi portano al pentimento: due gare disputate da Sainz e sempre davanti a Leclerc. Un podio e una vittoria. Senza contare l'unico successo dello scorso anno, a Singapore. Vedremo il prosieguo. Di certo, se nel 2025 Carlos dovesse accasarsi alla Red Bull al posto di Perez, passare dal pentimento all'auto flagellazione sarà un attimo a Maranello.

A meno che non ci siano più dubbi su Lewis.

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