Cronache

La statuetta si ricongiunge al suo sarcofago

La statuetta si ricongiunge al suo sarcofago

Marzia Fossati

Parsherienaset finalmente riposa in pace. Dopo secoli di «sballottamenti» da una parte all’altra del mondo, da Parigi a New York, oggi la statuetta sacra del sacerdote egizio del dio Horus si è finalmente riunita alla sua mummia e al suo sarcofago con cui completa il corredo funerario in una trina inscindibile per la tradizione dell’antico Egitto. Al tempo dei faraoni, il corredo funebre rivestiva infatti un’importanza fondamentale al fine di garantire l’immortalità dell’anima del defunto. E ad assicurare la vita eterna al sacerdote Parsherienaset ci ha pensato la Fondazione Garrone, fondata in nome di Edoardo Garrone che nel 1938 avviò l’attività industriale del gruppo Erg, con il compito di promuovere eventi culturali e sociali, realizzare studi e ricerche, organizzare seminare e convegni. E proprio la Fondazione, attivando una sorta di «Chi l’ha visto?» museale, è riuscita, dopo anni di ricerche, a scovare e assicurarsi per 176000 $ la statuetta ad un asta telefonica di Sotheby’s a New York, per farne dono alla città di Genova. Il sarcofago e relativa mummia invece, dimorano ormai stabilmente dal 1931 al Museo Archeologico di Villa Pallavicini a Genova Pegli (domenica gratis per tutti i residenti del comune di Genova, feriali 4 e 2,50 Euro), e la statuetta andrà a ricongiungersi a loro a fine novembre, per prendervi poi definitiva dimora.


Nel frattempo, da oggi fino al 27 novembre appunto, la statua del sacerdote egizio rimarrà esposta al pubblico all’interno di una mostra a tema allestita presso la Commenda di Prè (piazza della Commenda 1, Genova), a ingresso gratuito, che andrà a inserirsi, dal prossimo 27 ottobre all’8 novembre, all’interno del programma del Festival della Scienza, insieme ad una serie di conferenze sull’egittologia e di interessanti appuntamenti tra cui, particolarmente curiosi, «Truccarsi e acconciarsi all’egizia» il 29 ottobre e «Scrivere in geroglifico» il 2 novembre, entrambi al Museo di Archeologia di Pegli.

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