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Storia di due aspiranti insegnanti: "Discriminate perché fidanzate"

Inchiesta tra le neolaureate in materie scientifiche a Milano. Non trovano lavoro perché stanno per sposarsi: "Per le scuole 'matrimonio' vuol dire 'subito incinta': siamo un investimento troppo rischioso"

Storia di due aspiranti insegnanti: 
"Discriminate perché fidanzate"

Milano - Elisa e Maria (nomi di fantasia) sono due amiche con più di una cosa in comune: sono entrambe laureate in matematica, vorrebbero fare le insegnanti ed entrambe hanno ricevuto da poco un anello di fidanzamento dai rispettivi fidanzati. Dettaglio non trascurabile per le giovani ragazze che oggi cercano lavoro nella scuola E', infatti, l'imminente matrimonio a renderle difficile (se non impossibile) la firma del contratto: "Per le scuole sposarsi vuol dire 'rimanere subito incinta'. Siamo un investimento troppo rischioso".

La difficoltà a trovare lavoro Da qualche mese le due ragazze mandano in giro il curriculum, ma il caos della situazione insegnanti tocca anche loro. Maria ci fa il riassunto: "Da due anni è stata chiusa l'abilitazione, le graduatorie delle scuole statali non riaprono e quindi ai neolaureati restano solo le poche private: insomma un massacro". E le proposte della Gelmini non sembrano confortarle granché: "Con il tirocinio e i corsi da seguire, di che cosa vivi? Tanto valeva lasciare la vecchia abilitazione allora". "E l'altro giorno sul giornale - dice Elisa - c'era pure l'allarme del provveditorato che lamentava la mancanza di insegnanti di matematica". Tra ironia e disgusto ci raccontano poi di come loro e altri compagni di studio facciano colloqui sempre nelle stesse scuole, nella vana e assurda speranza di sottrarre il posto agli altri pretendenti. "E' triste, oltre che avvilente", spiegano.

Il problema "matrimonio" Ma il vero problema sono gli anelli di fidanzamento. Ciò che ci racconta Elisa è sconcertante: "Molto semplice: ogni colloquio finisce sempre con la stessa domanda: pensi di sposarti? Perchè tutte le presidi fanno lo stesso collegamento: prima il matrimonio (o la convivenza), quindi il viaggio di nozze ed infine torni incinta e metti la scuola nei casini perchè deve trovarsi un sostituto". Morale: le aspiranti professoresse che stanno per costruire una famiglia, non vengono neanche considerate. Maria aggiunge: "Non riusciamo nemmeno a dire che magari non intendiamo figliare subito, non ti ascoltano neppure: per loro siamo un investimento troppo rischioso". "Ti viene voglia di mentire - aggiungono tutte e due - ma cosa ci guadagni a dire che ti sposi quando ormai ti hanno assunto? Te la farebbero pagare, rischi solo di rovinarti il lavoro".

La situazione degli uomini Interviene un loro amico di qualche anno più giovane che ancora non si è laureato: "L'anno scorso tenevo il doposcuola in un istituto privato. Adesso mi hanno offerto una cattedra intera ma ho rifiutato perchè voglio laurearmi quest'anno". Il ragazzo ha quindi segnalato alla scuola il nome della sua amica Maria: "E indovina cosa mi hanno chiesto all'istante? 'Ma si sposa a breve?'. Sono rimasto senza parole".

"Chi me lo fa fare?" Anche Elisa ha fatto il colloquio nello stesso istituto del loro amico e si chiede: "Se poi prendono un uomo nemmeno laureato, come lo giustificano al provveditorato che non hanno trovato nulla di meglio? Io li denuncio". Ma Maria glielo sconsiglia: "Le voci girano: ormai quando presento il curriculum in certi posti sanno già chi sono. Ad un colloquio sapevano già che mi sposavo! Se li denunci ti freghi da sola.

E poi sì, che non ti prenderà mai nessuno".

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