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"Una trappola contro l’Italia. Forse all’estero diamo fastidio"

Il sottosegretario all’Interno Mantovano attacca: "Tutto succede quando Berlusconi è all’apice e il nostro Paese torna protagonista. Zapatero non è contento"

"Una trappola contro l’Italia. Forse all’estero diamo fastidio"

Roma - «Che ho pensato? Che era una trappola». Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, pugliese, ex-magistrato, racconta così la sua prima reazione alle notizie di stampa sull’inchiesta di Bari.

Perché una trappola?
«Dobbiamo fare un passo indietro, al 25 aprile: il premier è all’apice del consenso tra gli italiani per come ha governato nel primo anno, le sue riforme, l’impulso alla ricostruzione in Abruzzo. Ha messo in estrema difficoltà il leader del Pd che, quasi per sfidarlo, ha detto che voleva vedere se era capace di festeggiare la Liberazione. Lui l’ha fatto. È nei giorni successivi che parte un attacco su più fronti. Il più pesante è quello mediatico, che passa soprattutto attraverso Repubblica, con il rilancio su alcune testate europee e occidentali. Tutto ciò non danneggia solo Berlusconi ma tutta la coalizione, tanto che il risultato atteso sulla base dei sondaggi anche per questo motivo non arriva».

Vuol dire che quest’iniziativa giudiziaria potrebbe essere l’ultimo atto di un piano studiato allora?
«Mi limito a registrare i fatti. Si determina una difficoltà del presidente del Consiglio nel momento in cui cerca di rendere l’Italia protagonista su vari fronti, dalla diversificazione delle fonti energetiche (buoni rapporti con Russia e Libia significa essere un po’ meno dipendenti dagli altri) al blocco dell’immigrazione clandestina sul canale di Sicilia, a cui fa riscontro la ripresa degli sbarchi di marocchini in Spagna, scomparsi negli ultimi 5 anni. Tutti segni di una rinnovata vitalità dell’Italia che, inevitabilmente, dà fastidio a molti».

Cioè, dà fastidio anche all’estero...
«Non voglio imputare di complotto Zapatero, ma che la Spagna non sia felice di rivedere i clandestini sulle sue coste mi pare sia certo. Com’è certo che El Paìs (che ha pubblicato le foto a Villa Certosa, ndr) è uno dei principali giornali filogovernativi spagnoli. Com’è certo che non vi sia un legame occasionale tra Repubblica e El Paìs e altre testate straniere».

Torniamo alle intercettazioni di Bari: parlerebbero di feste nelle residenze del premier con ragazze a pagamento, una delle quali è anche stata intervistata.
«Sembra che sia cambiato il profilo: dalla minorenne che farebbe dilettare il leader anziano alla prostituta di lusso che addirittura entra in casa del presidente del Consiglio. L’obiettivo è sempre quello di suscitare nausea, ripugnanza».

Prostituta di lusso, dice?
«È evidente dall’intervista che si tratta di una persona che riceve denaro per prestazioni sessuali. Quel che si chiama comunemente una prostituta. Le cui dichiarazioni vanno valutate con il massimo della cautela. Dice che va all’incontro munita di registratore e cita fatti non veri: che le viene offerta una candidatura europea nel Pdl a fine marzo dal nipote di Matarrese, mentre la candidatura di Matarrese è del 9 maggio. Dice di essere interessata allo sblocco di una pratica edilizia. E io chiedo: che c’entra il presidente del Consiglio? La competenza esclusiva per l’edilizia è del Comune in mano al centrosinistra e lei dice di sentirsi presa in giro mentre il sindaco è ancora Emiliano. Perché non aspetta 3 giorni per vedere il risultato dei ballottaggi e si brucia prima? Tutte cose molto strane, inquietanti».

Le notizie sull’inchiesta sono state subito collegate alle frasi di D’Alema che domenica ha previsto nuove «scosse» per il governo Berlusconi.
«D’Alema non può nascondersi dietro un dito, sia per le sue parole inequivocabili che per le sue frequentazioni baresi. Lui non parla di timori di Berlusconi, dice: ci sarà una scossa, prepariamoci. Alimenta qualcosa che sta montando contro il premier. E lo fa proprio dalla Puglia, da dove arrivano poi queste notizie. E dove esistono dei precedenti specifici che lo collegano con la magistratura».

Pensa che in quel momento D’Alema sapesse dell’inchiesta?
«Che D’Alema abbia buoni rapporti con gli uffici giudiziari baresi è un fatto. Ora dalla Procura arriva una conferma indiretta di un’indagine sullo sfruttamento della prostituzione. A ciò si aggiunge che il sindaco uscente del Pd è stato per anni pm a Trani e si è occupato dell’operazione Arcobaleno sulle forniture truffaldine Kossovo-Albania, che coinvolgeva l’allora premier D’Alema, chiedendo per lui l’archiviazione. Gli uffici baresi hanno lasciato molto a desiderare negli ultimi anni, con indagini controverse e scarcerazioni di pericolosi delinquenti per inadempienze di giudici e pm. Ma sembrano molto efficienti su indagini che hanno ricadute politiche. Sembra che vi aleggi il fantasma di Woodcock, con la sua passione per le intercettazioni a tappeto».

D’Alema invita Berlusconi a chiarire.
«È lui che ha l’onere della prova. Spieghi quali sono le sue fonti d’informazione e che cosa l’ha indotto a fare quell’uscita. Dica se crede che la competizione politica debba muoversi in questo fango.

Io ho rispetto per i vecchi comunisti e mi colpisce che uno che da ragazzo andava a Mosca con i pionieri del Pci oggi abbia come riferimento “L’amante di Lady Chatterly”».

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