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Travaglio, Repubblica, Santoro, il grande imbarazzo delle firme di sinistra

E' bastato un fotomontaggio a destabilizzare i guru della sinistra. E così, mentre Santoro glissa sull'argomento rimettendo la parola alla magistratura e Travaglio cerca di difendere Ciancimino, D'Avanzo tace, ma Repubblica spara a zero su quello che definisce "pupo e star televisiva. E pure icona dell'antimafia, come si è autodefinito"

Travaglio, Repubblica, Santoro, il grande imbarazzo delle firme di sinistra

E' bastato un fotomontaggio a destabilizzare i guru della sinistra. Un nome copiato e incollato con photoshop su una cartolina che ha portato al fermo a Massimo Ciancimino e che getta un'ombra su tutte le dichiarazioni che il figlio di don Vito. E così, mentre Santoro glissa sull'argomento rimettendo la parola alla magistratura e Travaglio cerca di difendere Ciancimino, D'Avanzo tace, ma Repubblica spara a zero su quello che definisce "pupo e star televisiva. E pure icona dell'antimafia, come si è autodefinito".

La difesa di Travaglio Forse l'unico a ergere uno scudo in difesa di Ciancimino, Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto cerca di ricostruire la storia del supertestimone. Il giornalista mette le mani avanti: sa che pioveranno commenti contro Ciancimino, "quei commenti all'italiana fatti apposta per intorbidare le acque". Racconta di come sia stato lo stesso testimone a portare ai giudici il documento che ha smascherato l'inganno. Poi Travaglio minimizza: "In teoria - scrive Travaglio - un solo documento falso non può cancellare gli altri autentici". Ma per il guru della sinistra questa ennesima accusa di falsificazione dei documenti (anche se non erano mai scattate le manette prima d'ora) sembra quasi una liberazione: "Oggi Ciancimino dovrà finalmente spiegare chi è davvero". Diverse le ipotesi, tra cui non mancano (nemmeno tanto velate) le accuse: uno "stupido pasticcione", un falso testimone "infilato dalla mafia o da altri loschi ambienti, la "vittima di qualcuno che gli ha fornito carte false. O addirittura "un uomo ricattato e costretto a suicidarsi per screditare tutto quel che di vero aveva raccontato finora?"

La star della tv La pista del "puparo" è quella battuta anche da Repubblica che dà già la caccia al manovratore di Ciancimino. L'autore dell'articolo, Attilio Bolzoni, però, non risparmia il povero "Massimuccio" e ne tratteggia un ritratto piuttosto stereotipato: "un rampollo di mafia diviso fra feste a Cortina e vacanze alle Eolie, i salotti romani, la scorta 24 ore su 24 (nonostante la richiesta di revoca del prefetto di Palermo Giuseppe Caruso) gli affari nell'est europeo e i weekend con la moglie Carlotta". E proprio come lo stereotipo del rampollo di mafia, per Bolzoni Ciancimino si sentiva "intoccabile grazie alla sua cantata" tanto che appena tre giorni fa ha parlato di De Gennaro al Festival internazionale del giornalismo di Perugia, dove "fra un ammiccamento e l'altro, ha intrattenuto il pubblico su San Gennaro". Insomma,le firme giustizialiste della sinistra dubitano e sbandano, mentre Santoro, che ha trasformato Ciancimino in star televisiva anti Berlusconi, tace.

Meglio parlar d'altro.

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