La stanza di Feltri

Io tifo per le donne: e non solo in tivù

Se le donne si sono fatte spazio nel mondo dell'informazione è soltanto perché sono molto determinate

Io tifo per le donne: e non solo in tivù

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Io tifo per le donne: e non solo in tivù

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Egregio Dott. Feltri,
ho appena ascoltato il Tg1 delle 13 e 30 e, pur abituato alla preponderante presenza femminile nei tg, sono rimasto basito dalla vera e propria invasione di volti femminili sugli schermi. A condurre il telegiornale era una donna, come sempre, e per venti volte circa si è collegata con l'esterno sia in Italia che all'estero. Ebbene, addirittura 18 erano le inviate femmine e solo due quelli di sesso maschile. Non appena è finito il tg, è immediatamente partito un programma di intrattenimento, condotto senza bisogno di dirlo, da una gentile pulzella. Ora, io non ho niente contro le donne, anzi, sono uno strenue difensore dei loro diritti e sono un ammiratore di Giorgia Meloni, Letizia Moratti e lo ero della Thatcher. Però mi sembra che si stia esagerando nel senso opposto, creando un senso di frustrazione in molti maschietti che pure la televisione l'hanno inventata, così come tante altre cosettine delle quali le signore fanno largo uso con disinvoltura e piena soddisfazione. «Est modus in rebus», dicevano saggiamente gli antichi romani.
Lei, caro Feltri, cosa ne pensa: dobbiamo cominciare anche noi a fare i suffragetti?
Cordiali saluti
Gianfranco Belisari
Milano

Caro Gianfranco,
se le donne si sono fatte spazio nel mondo dell'informazione è soltanto perché sono molto determinate, si impegnano tanto per dimostrare il loro valore e rivelano capacità e propensione alla comunicazione, anche più degli uomini, i quali hanno considerato troppo a lungo quest'ambito, ossia quello giornalistico, come qualcosa di loro esclusiva pertinenza, da precludere al sesso opposto.

Posso testimoniare tutto questo in quanto persona addetta ai lavori, che ha avuto modo di rapportarsi a colleghi di ambo i sessi, scoprendo nelle donne un talento straordinario per la scrittura, ad esempio, una capacità di raccontare i fatti con precisione, sensibilità, anima, arrivando al cuore del lettore.

Io credo molto nel genere femminile e non lo faccio in quanto femminista, non mi reputo tale. È l'onestà mentale, l'obiettività quindi, a indurmi a riconoscere che le signore, che spesso maltrattiamo insinuando che facciano carriera in quanto belle o in quanto abbiano sfruttato qualche dote meno virtuosa che non sia il cervello, dispongono di una o anche due marce in più, che le portano a superarci, ad affermarsi, ad imporsi in professioni che fino a poco tempo fa erano appannaggio dei maschi.

Penso che ancora tanto ci sia da fare. È vero, le donne si sono fatte strada ovunque, tuttavia abbiamo bisogno di sfruttare di più questo capitale sociale perché immenso è il contributo che il cosiddetto gentil sesso può imprimere in diversi settori, anche in quello politico. La nomina della prima donna premier non è un traguardo, piuttosto lo considero un passo ulteriore, sicuramente significativo, nel percorso che ci conduce ad una effettiva piena parità di genere. Le donne, che lo ricordo sono per statistica più istruite degli uomini e pure più numerose, sono ancora poche in politica, in particolare a livello locale e regionale.

Le quote rosa non bastano, sono gli elettori, mediante una rivoluzione culturale, a dovere puntare sulle donne e sono anche i partiti a dovere selezionare quelle donne di valore che sarebbero in grado, lavorando all'interno delle istituzioni, di realizzare qualcosa di tangibile per la società. Necessitiamo dell'intelligenza femminile, che non è superiore bensì differente da quella maschile.

Ciò che mi ripugna è altro: il femminismo attuale, sterile, banale, stucchevole, mediocre e inconsistente. Un femminismo bellicoso, inviperito, carico di risentimento, il quale diffonde pregiudizio e malanimo nei confronti del maschio, favorendo una elevata conflittualità dei generi, come se un genere debba soccombere per lasciare spazio all'altro. Non condivido questa prospettiva di guerra tra i sessi e il concetto di mascolinità tossica proposto dalla sinistra mi disgusta.

È questo talvolta a far sì che gli uomini oggi si percepiscano come sesso debole, non tutelato, persino avversato, quindi comprendo il senso delle tue parole.

Sarebbe il caso di deporre le armi e collaborare, riconoscendo che entrambi i generi, che sono complementari, presentano caratteristiche e attitudini uniche che andrebbero sviluppate e valorizzate.

I sessi sono opposti, sì, ma non per questo si devono contrapporre l'uno all'altro.

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