Cronaca locale

Velázquez e le magie del «Secolo d’oro»

La forte suggestione di ombre e luci fiamminghe sprigionate da quasi cinquanta opere olio su tela, alcune in mostra per la prima volta in Italia, attende il grande pubblico al Castello Visconteo di Pavia da sabato al 17 gennaio 2010. E' Pavia, città d'arte, che stringe relazioni culturali con Russia e Spagna esibendo il «secolo d'oro» della pittura iberica nel suo prestigioso maniero grazie alla rassegna «Da Velàzquez a Murillo», realizzata in accordo con il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo e la fondazione Ermitage Italia, di cui Skira ha realizzato il catalogo. All'ammirazione dei visitatori verrà posta quella pittura spagnola che nel XVI e XVII secolo ebbe un processo di osmosi con l'arte figurativa lombarda, consentendoci di smussare lo stereotipo di oscurantismo e repressione del dominio iberico in Italia trasmessoci dai «Promessi sposi» e dalla storiografia ufficiale. «Legami culturali fra arte spagnola e Scuola lombarda - spiega Susanna Zatti, direttrice dei Musei civici di Pavia - sono riscontrabili nelle rappresentazioni sacre quanto nella natura morta». La ricerca del particolare, l'espressività e originalità dei soggetti che si susseguono nell'esposizione di episodi religiosi, come «Gli apostoli sulla tomba di Cristo» di Ribera, per la prima volta in Italia, o «L'Immacolata Concezione» di Bartolomé Murillo (1617-1682), si alternano a scene di vita profana quali il «Ritratto di testa maschile» di Diego Velázquez (1599-1660), la «Battaglia» di Juan de la Corte o «La preparazione dei dolci» e «Donne alla finestra con grata», sempre di Murillo, artista che ebbe il merito di anticipare quegli elementi di audace realismo che verranno fatti propri dall'arte religiosa del secolo successivo. E come non provare emozione di fronte al «San Francesco con un teschio in mano» che medita sulla morte (Francisco de Zurbaràn), alla prorompente luminosità del volto segnato di tristezza in «Testa di donna» di Juan Valdés Leal, l'orafo che sposò il pennello e fu tra i fondatori dell'Accademia di Pittura di Siviglia. O, ancora, contemplando la «Allegoria della Storia» di Jusepe de Ribera, per la sua bassa statura detto «lo spagnoletto», artista plasmato dall'influsso pittorico dello Stivale grazie ai suoi frequenti viaggi in Italia, fino a un de Frias Escalante che nel 1650 anticipa il gusto Rococò. Ma, oltre alla ricchezza artistica delle opere esposte, talune di difficile visitabilità, per l'assessore alla Cultura di Pavia Gianmarco Centinaio «Da Velazquéz a Murillo» «rappresenta una opportunità in più per riscoprire il Castello Visconteo e le parti storiche della città». La mostra, la cui «vernice» è in programma domani (ore 18), sarà aperta dal martedì al venerdì in orari 10-13 e 15-18, sabato e domenica dalle 10 alle 20 e il lunedì dalle 10 alle 13. Per informazioni e prenotazioni: 0382-304816 oppure prenotazionimc@comune.pv.

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