Politica

Vertice anche in aereo per completare l’esecutivo An alza la posta, Berlusconi pensa ai ministri junior

Ronchi: «Non possiamo uscire penalizzati dopo la vittoria di Roma». Fi: «La presidenza della Camera vale due dicasteri»

da Roma

«Scusa Roberto, puoi chiamare il figlio di Gheddafi e chiedergli di dichiarare che non vuole neppure me nel governo? Magari così anch’io riesco a diventare ministro». Francesco Nucara, deputato del Pdl e leader dei Repubblicani, incrocia Roberto Calderoli e scherza con lui sui «veti libici». Un sorriso che stempera per un attimo un’altra frenetica giornata di trattative e contatti alla ricerca della «quadra» sulla squadra governativa.
Quel che è certo è che il puzzle dei ministri, sempre sul punto di essere completato, finisce poi per saltare per poche caselle. Silvio Berlusconi non si è certo risparmiato. Prima un prevertice in aereo da Milano a Ciampino con Umberto Bossi. Presenti Maria Stella Gelmini, Lucio Stanca e Michela Brambilla. Poi un incontro con Roberto Maroni e Roberto Calderoli sui vicepresidenti di Camera e Senato. Infine un secondo round con i vertici di Forza Italia. E nel mezzo anche una telefonata con Gianfranco Fini. Il tutto con una raccomandazione scherzosa girata alla sua segretaria: «Passami soltanto quelli che non chiamano per chiedere un posto nel governo».
I due tasselli mancanti restano sempre gli stessi: Giustizia e Welfare. E mentre le ipotesi si rincorrono Berlusconi mantiene un punto fermo: i ministri saranno in tutto 18, di cui 12 con portafoglio. Più una serie di vice con deleghe pesanti, «ministri junior» che potrebbero aiutare a superare la tensione con An sul Welfare. È proprio sulla costruzione della contropartita per il partito di Via della Scrofa che si sta lavorando in queste ore. Da An assicurano che «l’offerta alternativa» per cui rinunciare al Welfare non è ancora arrivata. «Stiamo aspettando» dice Andrea Ronchi, «di certo non possiamo uscire penalizzati dopo la vittoria di Roma».
Da Forza Italia replicano che «la presidenza della Camera vale due ministeri». Un braccio di ferro da cui si potrebbe uscire con un pacchetto alternativo che prevederebbe una formula dal suono simile a una dichiarazione di bridge o a un equipaggio di canottaggio: il «due con» più il «due senza», con l’aggiunta di tre vice. Traduzione: due ministeri con portafoglio (per Ignazio La Russa e Altero Matteoli) più due ministeri senza portafoglio (per Andrea Ronchi, Adriana Poli Bortone o Giorgia Meloni) e tre posti da vice (di cui uno per Adolfo Urso e uno per Mario Landolfi alle Comunicazioni e l’altro per Francesco Cognetti alla Salute). Su queste basi An potrebbe rinunciare al Welfare e lasciarlo a Stefania Prestigiacomo, salita ieri con forza nelle quotazioni.
L’altro nodo è quello della Giustizia. Michele Saponara, come membro laico, ha sondato il Csm come gesto di rispetto verso l’istituzione. L’intenzione sarebbe quella di evitare candidati considerati «di rottura». Dopo il no di Claudio Scajola in pole-position resta Angelino Alfano.

Ma anche sarebbe un nome gradito a Palazzo dei Marescialli.

Commenti