Economia

«Vogliamo crescere ancora nel settore del risparmio gestito»

Mario Greco, numero uno di Eurizon (SanPaolo): «Con le risorse provenienti dalla quotazione guarderemo ad acquisizioni in Europa. Nella Penisola non vedo possibili prede»

Nicola Porro

da Milano

«Avere i tre business sotto lo stesso tetto è complicato. Risparmio gestito, assicurazioni e attività di banca sono affari diversi». Mario Greco, numero uno della neonata Eurizon, spiega al Giornale la filosofia di questo nuova conglomerata finanziaria. Nata da una costola del SanPaolo e presumibilmente quotata in Borsa tra settembre e ottobre, con l’ambizione di valere almeno dieci miliardi di euro, è il primo operatore in Italia del risparmio gestito con masse raccolte per 180 miliardi di euro. E il secondo gruppo nelle assicurazioni vita, con oltre 8 miliardi di premi.
«Si tratta di tre mercati diversi; per il SanPaolo tenerli insieme avrebbe avuto un forte costo in termini di assorbimento di capitale. La scelta strategica è stata dunque quella di unire asset management con assicurazioni e lasciare alla banca la sua attività tradizionale. Oltre alle efficienze economiche si cancella il conflitto di intreressi tra produttori e distributori».
Il San Paolo resterà pur sempre vostro azionista?
«Certo, ma con la quotazione che avverrà dopo l’estate, si sancirà l’esistenza di una società che opera sul mercato in condizioni concorrenziali. Stiamo lavorando sui dettagli dell’operazione per effettuare un collocamento significativo».
Come vi spartirete la torta delle commissioni tra sportelli che sono del San Paolo e fabbriche prodotto che sono vostre?
«Stiamo approntando i contratti in questo periodo. Saranno a condizioni di mercato sia per il risparmio gestito sia per le polizze. E comunque le pubblicheremo nel dettaglio nel prospetto informativo in occasione della quotazione».
Con il suo ingresso nella galassia torinese si pensava ad una attività di shopping. E poi è arrivata la massa del risparmio gestito, gentilmente concessa da piazza san Carlo. Cosa è successo?
«Da maggio in poi ci siamo occupati della riorganizzazione interna Aip, con le attività assicurative di Fideuram, il cui piano resta immutato. Contemporaneamente abbiamo lavorato alla costruzione societaria di Eurizon con le relative autorizzazioni. E alla fine dell’anno è nata l’idea di sfruttare la potenza di fuoco del risparmio gestito già all’interno della banca».
Altre istituzioni hanno scelto strade alternative. Intesa ha venduto il risparmio di Nextra agli azionisti francesi di Agricole. Cosa vi rende così sicuri della vostra strada?
«È una questione di dimensioni. Intorno ai 180-200 miliardi di euro si hanno le dimensioni minime per poter essere competitivi in Europa. Sotto è difficile. Solo con queste dimensioni le fabbriche del risparmio hanno prospettive interessanti. E noi siamo gli unici in Italia ad avere questa dimensione.»
Volete ancora crescere?
«Con le risorse derivanti dalla quotazione implementeremo la nostra straegia di crescita. Sia per linee organiche sia attraverso acquisizioni. La quotazione è dunque un presupposto per maggiore trasparenza e per la crescita che non sarà legata solo agli sportelli del SanPaolo».
In quali settori?
«Soprattutto nel risparmio gestito e nel vita».
Acquisizioni in Italia?
«Non vedo prede».
E all’estero?
«Nel settore del risparmio gestito in giro per l’Europa vedo esigenze molto simili, in termini di bisogni e problemi. E mentre ci possono essere ostacoli nell’acquisire reti distributive, ne vedo meno nel portarsi a casa fabbriche di prodotto».
Paura dei protezionismi stranieri?
«È stato sempre difficile entrare bene in paesi esteri. Il mercato si sta creando progressivamente. Unicredito ha fatto un’operazione importante in Germania. Così come abbiamo assistito ad operazioni sulle banche italiane. L’abbattimento delle barriere comporta comunque sempre vantaggio per i consumatori».
Proprio non vi interessano le assicurazioni danni...
«È un mercato con un centinaio di compagnie, non avrebbe senso per noi entrare soprattutto per quanto rigurda i danni legati alle auto. Per il resto ci sono possibilità di sviluppo anche per noi».
E Fideuram, cosa cambia?
«Il delisting non è un’ipotesi che stiamo studiando. Fideuram entra in un grupppo che ha le sue stesse finalità. Avrà a disposizone una maggiore varietà di prodotti e sinergie amministrative e di It. Insomma otimizzazioni su una strategia che rimane invariata».


Come considera l’industria italiana del risparmio gestito?
«Dobbiamo ancora fare sforzi verso il consumatore finale, in termini di maggiore trasparenza e diversificazione dei prodotti. In termini di concorrenza l’ingresso degli stranieri è positivo, ma porterà nel futuro a ripercussioni sui margini».

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