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Primi indagati dopo due anni per la centrale dei De Benedetti

La Procura ora si concentra su una decina di manager della Tirreno Power di Vado Ligure: nella zona si registrano picchi abnormi di mortalità per cancro

Leggi il testo della sentenza del Tribunale di Milano n 8289/2017 che ha giudicato diffamatorio il presente articolo

Primi indagati nell'inchiesta della procura di Savona sulla centrale elettrica a carbone della Tirreno Power, società partecipata al 39 per cento da Sorgenia (gruppo Cir della famiglia De Benedetti). Sarebbero una decina gli iscritti nel registro degli indagati: sui nomi e sulle loro responsabilità regna il riserbo degli inquirenti. «Non ho niente da dire, abbiamo bisogno di calma e tranquillità per poter andare avanti», ha detto ai giornalisti il procuratore Francantonio Granero. Secondo indiscrezioni potrebbe trattarsi di alcuni manager della società che gestisce l'impianto di Vado Ligure, le cui emissioni sarebbero causa di centinaia di morti per tumore. Le ipotesi di reato comprendono disastro ambientale, omicidio colposo, lesioni colpose.
Nella zona della centrale si registrano picchi abnormi di mortalità per cancro, certificati da esami epidemiologici eseguiti dai consulenti della procura di Savona: un migliaio di morti in più rispetto alla media nazionale. Secondo l'Istituto tumori di Genova, nel decennio 1988-'98 sono morte di cancro 112 persone su 100mila contro una media nazionale di 54. I sospetti sono tutti appuntati sulla centrale della Tirreno Power, che da quarant'anni brucia fino a 4000 tonnellate di carbone al giorno e dal 2002 appartiene a un gruppo che ha tra i maggiori azionisti di riferimento la Cir dei De Benedetti.
Sono due i filoni d'inchiesta aperti nel 2011 dopo le denunce di gruppi ambientalisti. Il sostituto procuratore Danilo Ceccarelli indaga sull'ipotesi di inquinamento mentre il sostituto Chiara Maria Paolucci si occupa dei reati di disastro ambientale e omicidio colposo; i magistrati sono coordinati dal procuratore Granero. Nei giorni scorsi un consulente della procura ha acquisito ulteriore documentazione nella sede della Tirreno Power. Finora il fascicolo era contro ignoti.
Nel palazzo di giustizia di Savona sono depositati quattro esposti che chiedono di fare luce sulle emissioni inquinanti delle gigantesche ciminiere a carbone di Vado: due sono di privati cittadini, il terzo è firmato da numerose associazioni ambientaliste mentre l'ultimo denuncia presunte responsabilità della politica locale (comune, provincia, regione) e degli organi di controllo. Sotto accusa sono le autorizzazioni ad ampliare l'impianto e, di conseguenza, la mancata vigilanza e l'omessa denuncia dei danni che esso provocherebbe alla collettività. Secondo gli ambientalisti, in particolare, la regione Liguria guidata da Claudio Burlando avrebbe concesso i nulla osta al progetto di potenziamento dell'impianto sotto la minaccia dell'azienda di chiudere la centrale e dirottare all'estero un investimento di 1,2 miliardi di euro.
Come a Taranto per l'inchiesta sull'Ilva, l'inchiesta di Vado Ligure coinvolge la salute pubblica, i posti di lavoro, le coperture politiche, gli enormi interessi economici legati a importanti nomi dell'imprenditoria italiana: tra tutti, quello del gruppo che fa capo ai De Benedetti. I figli dell'editore di Espresso e Repubblica controllano il 39 per cento della centrale attraverso Sorgenia (gruppo Cir). L'azionariato di Tirreno Power è diviso a metà (50 per cento a testa) tra la multinazionale francese Gdf Suez ed Energia Italiana Spa.
A sua volta, Energia Italiana è controllata da Sorgenia (78 per cento) cui si aggiungono (con l'11 per cento ciascuna) le multiutility quotate Hera e Iren, ex aziende municipalizzate di città come Torino, Genova, Bologna e l'intera dorsale emiliano-romagnola. Un blocco politico-economico legato alla sinistra. D'altra parte, la sinistra governa Vado Ligure dal dopoguerra. Anche il sindaco Attilio Caviglia, eletto nella lista civica «Vado Viva», è un uomo di sinistra essendo stato il numero 2 della precedente amministrazione guidata da Carlo Giacobbe, Pd. Ieri Caviglia ha commentato laconicamente la notizia dei primi dieci avvisi di garanzia: «È un passaggio chiave ma i vadesi si attendono risposte chiare ed efficaci».

Tirreno Power, da parte sua, «esprime ancora una volta la certezza di avere operato e di continuare a operare nel pieno rispetto di tutte le leggi e norme vigenti, fin da quando è divenuta proprietaria degli impianti di Vado Ligure».

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