«Via 34mila enti inutili Bruciano risorse solo per sopravvivere»

RomaMinistro Roberto Calderoli, avete abolito un ente, le comunità montane.
«Ma di enti inutili ne sono già stati aboliti tanti».
Ma questo è un ente territoriale...
«Ho visto le polemiche di oggi. Ma noi abbiamo solo affrontato un tema che tutti evitavano».
Quale?
«I problemi creati dall’ambiguità della riforma del titolo quinto della Costituzione».
La riforma varata dal centrosinistra?
«Sì. Lo Stato ha delegato funzioni alle Regioni, ma su molti temi c’è un’assoluta incertezza sul chi fa che cosa. Noi abbiamo preso il coraggio e siamo arrivati a una definizione delle funzioni».
E avete sforbiciato pezzi di amministrazione che tutti volevano abolire, ma che nessuno ha mai toccato.
«Ci sarà spazio per correzioni, ma la base di partenza è che ci siamo accorti che negli anni sono stati creati tanti livelli intermedi, enti che svolgono funzioni che sarebbero competenza di comuni e regioni. Consorzi, di tutti i colori e varietà».
Avete fatto un censimento per capire quali potevano essere utili?
«Non siamo riusciti ad avere un quadro preciso nemmeno quando lo abbiamo chiesto. In tutto sono 34mila, tutti con i loro presidenti, consigli di amministrazione. E spesso svolgono compiti che non gli spettano».
E costano ai contribuenti...
«Non è solo quello. Hanno consigli di amministrazione e non sono organismi elettivi. Le funzioni che svolgono sono quindi sottratte al controllo e alla gestione dei cittadini elettori. Il consiglio comunale è espropriato».
Torniamo alle comunità montane...
«Con la legge stabiliamo che non esistono più. Poi le regioni possono decidere se mantenerle come forma associativa definita e regolata. Alcune regioni ad esempio hanno già provveduto a fare leggi in questo senso, ma molti di questi soggetti usano le risorse solo per mantenere se stessi».
Perché non avete deciso direttamente voi quali mantenere e quali no?
«Da Roma non si può capire. Le regioni conoscono il territorio e decideranno».
Colpisce l’abolizione dei Bacini imbriferi montani. Ma cosa sono?
«Sono consorzi che gestiscono lo sfruttamento delle acque e degli impianti idroelettici».
Riposeranno in pace...
«Come per gli altri organismi saranno le regioni a decidere quali devono esistere e quali no. Certo se un bacino imbrifero spende 70mila euro per i propri dipendenti è bene sopprimerlo, magari per sostituirlo con un altro soggetto che utilizzi le risorse per dare servizi invece che per vivere le proprie strutture».
I tagli ai consiglieri comunali?
«Capisco che facciano notizia, ma è molto più importante l’obbligo per i piccoli comuni di riunirsi in associazione. Cosi costeranno di meno e riusciranno a dare servizi che prima non si potevano permettere».
E i consiglieri?
«È assurdo che oggi un comune, diciamo di 32 abitanti per legge possa avere un consiglio di 12 persone e una giunta di quattro. Esclusi i minorenni, i cittadini sono tutti impegnati nell’amministrazione. Comunque abbiamo stabilito un numero di consiglieri massimo che dipende dal numero dei residenti. È un limite un po’ severo, ma ci sono spazi per modifiche».
Tutte brutte notizie per gli amministratori locali...
«No, pochi hanno parlato della revisione del patto di stabilità. Già è stato deciso un allentamento dei vincoli per le spese di investimento. Un provvedimento, per così dire, tampone. Ma con il codice il patto diventa da annuale a triennale. Questo vuole dire che gli amministratori virtuosi avranno più possibilità di scegliere come e quando spendere i soldi».
Molti chiedevano l’abolizione delle province...
«Quando aboliremo definitivamente questi soggetti, molte delle funzioni che svolgono torneranno ai legittimi titolari. E spesso sono le province, quindi non avrebbe senso abolirle».


Però ridefinirete. Qualcuna dovrà per forza chiudere...
«Bisogna vedere che dimensioni hanno e quali funzionano. Se funzionano non ha senso l’abolizione. Un soggetto intermedio tra il comune e le regioni deve restare».

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