Addio a Muehe, toccante spia in «Le vite degli altri»

da Milano

Intervista col morto. Succede che l'intervistato non riesca a leggere le sue parole, e non per colpa del giornalista. È capitato a Ulrich Muehe, spentosi subito dopo aver ammesso con la stampa la grave malattia, del resto nota prima che girasse il film - Le vite degli altri di Florian Henkel von Donnersmark - che l'avrebbe reso mondialmente noto, grazie anche all'Oscar. L'articolo è infatti uscito sabato, quando lui agonizzava; domenica è spirato; il funerale è avvenuto martedì; la notizia è stata data ieri; oggi la leggete.
Attore di raro talento, Muehe ha interpretato nelle Vite degli altri l'ufficiale della Stasi, incaricato di spiare un drammaturgo e un'attrice non tanto per ragion di Stato quanto per desiderio di ministro, innamorato di lei. In questo ruolo di ascoltatore (coi microfoni nascosti nella casa della coppia), quindi silenzioso, Muehe dimostrava come recitare non fosse - non sia - agitarsi, atteggiarsi, gesticolare. Tutto in lui era sobrietà, non solo in questo film, ma anche nel precedente giunto in Italia, Amen di Costa-Gavras (2002), tratto dal dramma Il vicario di Rolf Hochhuth.
Nato nel 1953, l'anno della rivolta fallita di Berlino Est, militare vent'anni dopo, proprio lungo il Muro, Muehe è stato comunista per i principi del comunismo, non per aderire a un sistema di potere. Molto di lui è nel personaggio che l'ha reso celebre: dalla fedeltà al socialismo patriottico (non alla socialdemocrazia cosmopolita), alla vicenda dello spionaggio familiare.
Dopo la fine della Repubblica democratica tedesca, Muehe dedusse dai rapporti della Stasi su di sé che essi si basassero su informazioni date dalla prima moglie, l'attrice Jenny Grollmann. Lo disse pubblicamente e ciò divise il mondo dello spettacolo, finché lei ottenne una sentenza che scagionava lei e diffidava lui. Ma la giustizia non convinse Muehe. E il fatto reale fu all'origine della sua scelta per Le vite degli altri, col ruolo del poliziotto, però.
Nella realtà, Jenny è morta prima di lui e come lui, della stessa malattia, come se fino in fondo la loro triste vicenda dovesse connettersi. Altre due mogli, per un totale di cinque figli, erano seguite per Muehe. Ma la densità familiare, si sa, non aiuta la concordia.

Così, poco tempo fa, per una sorta di cerimonia degli addii - simile a quella di un altro film da lui non interpretato, Le invasioni barbariche di Denys Arcand -, Muehe li aveva riuniti tutti.
Se qualcuno ha impersonato la figura del comunista come vorrebbe essere, è stato Ulrich Muehe. Con lui scompare non solo un attore, ma anche un tipo d'uomo. Ci mancherà.

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