Agenti e operai, storie di eroi «Noi sotto sassi e bombe carta»

MLa bomba carta è esplosa in volo. «Per un attimo sono rimasto intontito, poi mi sono girato: il poliziotto vicino a me era a terra privo di sensi. Per qualche minuto ho pensato che fosse morto e ho scoperto la felicità quando alla sera l’ho ritrovato vivo in ospedale». Il maresciallo dell’Arma, «niente nomi per carità», racconta con disagio la domenica di odio passata sui prati della Maddalena, a poche centinaia di metri da Chiomonte, ormai luogo simbolo della lotta contro l’Alta velocità. «La giornata - prosegue - è cominciata male: alla prima carica mi si è girata una caviglia. Un dolore terribile, ma non me la sentivo di lasciare soli i miei ragazzi. Io guidavo una trentina di colleghi del battaglione Lombardia. E, se vuole saperlo, era il mio ultimo giorno di lavoro: sto per tornare al Sud come investigatore, la mia prima passione. Anzi, avrei potuto schivare la domenica in Val di Susa. Invece no, sono attaccato al dovere. Al giuramento che ho fatto tanti anni fa. E così, dopo quella carica, mi sono ritrovato con un piede acciaccato».
Era solo all’inizio. «Dall’alto ci lanciavano di tutto: proiettili di ferro, sparati con le fionde, sassi, anzi massi, che ci precipitavano addosso, perfino bottiglie di ammoniaca, una novità almeno per me. Lo confesso: per 4 anni ho fatto ordine pubblico, ma qualcosa del genere non l’avevo mai visto. Odio, odio, ancora odio. Una grande voglia di farci male se non di ucciderci». Il maresciallo ha una moglie, insegnante, due figli, uno stipendio dignitoso. «Ho le mie idee, come tutti, ma non ho alcun pregiudizio. Anzi, prima di cominciare la battaglia speravo ardentemente di trovare una situazione tranquilla. Nei giorni precedenti, perlustrando i boschi della valle, ho anche provato a parlare con questi ragazzi, giovani e giovanissimi, ma nessuno aveva la minima intenzione di starmi a sentire. Io sono stato ad aiutare la gente dell’Aquila dopo il terremoto, e mi sono sentito utile, poi sono andato a Lampedusa, a fronteggiare l’emergenza immigrazione, ho messo le manette ai camorristi, mi sono seduto sui gradini dello stadio di fianco agli ultrà, ma non mi ero mai trovato a tu per tu con persone così incattivite. Chissà da dove deriva questa rabbia contro il mondo».
Una frase in particolare, scritta con lo spray sul muro, l’ha ferito: «la Maddalena sarà il vostro Vietnam». «Io ho 44 anni e so cosa è stato il Vietnam. Una cosa seria, da non prendere sottogamba». Chissà se quelle parole gli sono tornare in mente, mentre esplodeva la bomba carta. «Io e i miei ragazzi abbiamo sempre mantenuto la calma, però non era facile resistere sotto quel diluvio di sassi, accompagnati da insulti. Ci insultavano e con noi insultavano le nostre mogli, le nostre madri, le nostre sorelle, i nostri figli».
L’assistente del maresciallo ha avuto un destino più sfortunato: una pietra l’ha centrato alla spalla fracassandogliela. Trenta giorni di gesso, poi il tutore e la rieducazione con la fisioterapia. Poteva andare meglio, poteva anche finire peggio. Il brigadiere ora in ospedale ha 37 anni e guadagna 1.800 euro al mese. Milleottocento euro, giornate massacranti come quella finita in reparto, una professione complicata: mantenere l’ordine pubblico. Ovvero, rimettere in un cassetto, con le buone o con le cattive, gli umori rivoluzionari delle folle. Non è uno scherzo e si capisce come Pier Ferdinando Casini abbia detto: «Gli eroi di questa giornata sono i poliziotti e gli operai». Il brigadiere, silenzioso in un letto d’ospedale, è davvero uno degli eroi di questa domenica così avvilente. Eroismo non ostentato, discreto, quasi timido. Un profilo vicino a quello degli operai.
I cento operai che si preparano a scavare il cunicolo esplorativo della Maddalena, il primo cantiere in territorio italiano. Gli operai scortati come i nostri politici ai tempi del terrorismo. Gli operai che ieri sono tornati nella «zona rossa» e hanno ripreso la loro attività.
Arriva alla Maddalena la troupe del Tg3 regionale e il capocantiere, un valsusino doc, ci mette la faccia: però non vuol dire il proprio nome. Meglio un po’ di prudenza, anche se l’uomo minimizza il pericolo. Gli operai invece non ci mettono neanche la faccia. Si fanno riprendere, ma non vogliono essere riconoscibili. Come i pentiti di mafia. Certe espressioni valgono più delle parole. Negli scontri uno di loro è stato ferito, colpito di striscio da una pietra: niente di grave, solo una contusione o poco più, il giovane è con gli altri alla Maddalena. Niente strilli, niente retorica, niente di niente. E stipendi standard che non consentono certo vite facili. Con millecinquecento euro al mese, a volte anche meno, pure la paura è un lusso che non ti puoi permettere. Nemmeno nella Val di Susa assediata.
Il resto è contorno. Precisazioni e didascalie sotto la giornata di devastazione.

Non è vero che i black bloc o chi per loro abbiano occupato l’area del cantiere. No, la zona rossa non è stata violata. Il cantiere, anzi l’embrione del cantiere, è integro. Per ora si procede con la recinzione, presto si entrerà nel cuore della montagna.

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