Prima del nome la strategia. Perché è vero, per riconquistare il collegio 10 dopo la sconfitta alle suppletive la Casa delle Libertà punterà su un nome forte. Ma la parola dordine è imparare dagli errori del passato.
Di qui gli appelli allunità da parte di chi dellunità ha fatto un modus vivendi, come Piero Ottonello e Glauco Berrettoni, presidente e vice della Circoscrizione Medio Levante. Sono stati loro ad aprire il dibattito, indirizzando ai coordinatori di Forza Italia e An una lettera aperta allurlo di: basta con le liti, la coalizione faccia gruppo, e poi scelga un candidato imbattibile. Roberto Cassinelli il coordinatore genovese azzurro ed Eugenio Minasso il coordinatore regionale di An non si son tirati indietro.
Ieri Cassinelli ha detto la sua, per esempio, sulla caccia ai voti, non solo in Albaro: «Io spero che il simbolo di Sandro Biasotti sarà presente dappertutto, insieme ai simboli della Casa delle Libertà, perché lobiettivo è tenere tutti uniti». Minasso ha risposto alla lettera ampliando il quadro: «Molti sono i problemi posti sul tappeto, problemi che vanno al di là della mera necessità di vincere nuovamente in quel Collegio, perché concernono il ruolo stesso di An allinterno del centrodestra e la strategia elettorale dellintera Coalizione». Secondo Minasso, fondamentale è che, alla capacità di traino che i singoli partiti dovranno ritrovare si affianchi «la reciproca fedeltà e lealtà degli alleati e, non ultimo, il dialogo costante col territorio». Imparare dagli errori del passato, appunto: «Sul Collegio 10 abbiamo pagato scelte non solo non condivise, ma addirittura subite, imposte allinterno di una logica che non ha minimamente tenuto conto delle istanze locali: il disastro annunciato delle suppletive si spiega col non voto, con la scelta, cioè, dei nostri elettori di astenersi dal votare per un qualcosa di non condiviso». Tanto più che, avverte: «Gli elettori della Cdl non sono pecore al pascolo, ma persone perfettamente capaci di pensare con la propria testa, di valutare le scelte fatte e di regolarsi di conseguenza: un fatto estremamente scomodo, se vogliamo, ma di cui andiamo fieri».
Dice Minasso che An farà la sua parte, «e in fretta», per arginare «quella progressiva emorragia che ha toccato il culmine - voglio sperarlo! - nelle scorse elezioni regionali». Lauspicio è che abbiano ragione Ottonello e Berrettoni: «Il Medio-Levante, costituendo un Intergruppo, ha mostrato di ragionare con una logica non particolaristica ma interamente tesa allinteresse comune: è questa la strategia vincente, perché solo in questo modo le diverse anime della Casa possono esprimersi al meglio e raggiungere i diversi ambiti della società, nella consapevolezza che solo grazie alla forza di tutti quanti si può raggiungere la vittoria». Unità dunque ma, sia chiaro: «Unità non significherà mai rendere An una forza subalterna e un partito gregario e marginale: la nostra storia, la nostra cultura politica, la nostra tradizione dovranno essere uno dei lieviti dellalleanza del centrodestra».
La precisazione è dobbligo, vista la corsa già iniziata per accaparrarsi i Collegi. Quanto al 10, le grandi manovre sono partite. Con una certezza: Sandro Biasotti potrebbe vincere a occhi chiusi, candidandosi per la Cdl con la sua lista, quella che alle regionali portò a casa il 9 per cento. Cè chi «o lui o nessuno», come Beppe Damasio di Momento Liberale. E cè chi, nellUdc, vorrebbe fargli prendere la tessera del partito. Difficile che Biasotti accetti il cappello centrista, tanto più che sta lavorando per rilanciare il movimento arancione.
«Comunque sia, Forza Italia deve dimostrare di saper esprimere anche candidati propri, senza dare per scontato il nome di Biasotti» lancia lappello Matteo Rosso, il consigliere regionale appena nominato presidente del comitato elettorale di Forza Italia nel collegio. In fondo, le forze non mancano. Spunta con insistenza il nome di Alfredo Biondi il vicepresidente della Camera, «lì sarebbe fortissimo» dice Rosso, e cè chi ricorda che in corsa cè anche Eolo Parodi il deputato. A proposito del comitato elettorale, pare che gli alleati si siano risentiti, chi più chi meno, per quegli organismi che considerano uninvasione di campo da parte degli azzurri. ieri Rosso ha messo i puntini sulle i: «Ma quale intrusione. Io certo non coordinerò gli altri partiti, ma sarò un punto di riferimento, il referente di Forza Italia per le iniziative elettorali in quel collegio».
Un ruolo organizzativo, ma Rosso non manca di lanciare un appello tutto politico: «Scegliete un candidato forte o mi ritiro». Perché lui ci ha già messo lanima. Ha chiarito al senatore Marcello DellUtri che lo ha nominato che «accetto solo se la squadra dei miei collaboratori posso sceglierla io, con persone motivate che conoscono il territorio, se invece i giochi asono già fatti ditemelo che resto a casa». Quando il senatore si è detto daccordo con lui, si è lanciato alla ricerca dei nomi più validi: «Li farò solo dopo che è stato scelto il candidato». In generale, uno dei due vicepresidenti sarà un esponente della Mediolanum, come in tutta Italia, laltro sarà Rosso a sceglierlo.
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