Gli altri candidati

La partita vera si gioca tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, i leader dei due maggiori partiti. La loro campagna elettorale è stata seguita passo passo, città per città, giorno per giorno; ciò che hanno detto è stato vivisezionato, analizzato, dibattuto parola per parola. È giusto, perché nessuno degli altri candidati premier ha la possibilità concreta di stabilirsi a Palazzo Chigi per i prossimi cinque anni. Ma com'è stata la campagna elettorale degli altri? Come si fa a combattere una battaglia persa in partenza? Che armi si usano? Quali strategie si mettono in campo?
Tra lamentele per il trattamento radio-tv e salti mortali per spremere contenuti diversi da quelli di Partito democratico e Popolo della libertà, succede che leader politici che fino a ieri occupavano posti di primo piano sono destinati alle seconde file. Pier Ferdinando Casini, che è giovane e speranzoso, rischia una lunga stagione dietro le quinte con la sua Udc ridimensionata. Fausto Bertinotti, presidente uscente dell'assemblea di Montecitorio, ha già annunciato che lascerà la politica attiva. Formalmente erano candidati a premier, in realtà sono condannati a restarsene all'opposizione, senza speranze. Piccolo era e piccolo resterà il Partito socialista di Enrico Boselli. Ma la campagna elettorale ha anche rivelato due outsider mediatici, Giuliano Ferrara e Daniela Santanchè, capaci di sollevare entusiasmi e critiche, e risvegliare passioni sopite.

Lui perché, da ateo, ha riportato all'attenzione uno dei valori più cari ai cattolici che è la difesa della vita nascente; l'altra perché, al grido di «A Berlusconi non la do», ha fatto della propria femminilità uno strumento di seduzione elettorale.

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