Anche Clessidra è disponibile a investire sulla nuova Bpm

Un nuovo soggetto scende in campo per garantire un futuro «industriale» alla Popolare di Milano. Ieri il presidente e ad del Fondo Clessidra, Claudio Sposito ha confermato l’interesse a partecipare all’aumento di capitale da 800 milioni della Bpm.
«Siamo stati contattati dalle banche che curano il collocamento e stiamo valutando se è un investimento di interesse», ha dichiarato Sposito precisando che «non siamo sponsor di nessuno». Un chiaro riferimento al fatto che l’iniziativa non prevede partnership con gli altri due attori interessati al dossier: Sator di Matteo Arpe e Investindustrial di Andrea Bonomi. Clessidra, pertanto, correrà da sola e nei prossimi giorni è previsto un incontro del numero uno con i vertici di Bankitalia per fare il punto della situazione.
Anche il private equity dell’ex ad di Fininvest dovrebbe impegnarsi per una cifra prossima ai 200 milioni di euro, ma la vision è differente rispetto ala società di investimento di Andrea Bonomi che, almeno in una fase iniziale, non intenderebbe provocare una cesura traumatica rispetto all’attuale gestione «targata» Amici della Bpm. Anche per questo motivo Investindustrial riproporrebbe nel consiglio di gestione l’attuale direttore generale Enzo Chiesa, mentre nel consiglio di sorveglianza sarebbe presente come garante del cambiamento, l’attuale presidente di Lazard Italia Carlo Salvatori. Un mood totalmente differente rispetto a quello di Sator: Matteo Arpe ha già fatto intendere di voler rivedere profondamente gli assetti dirigenziali del gruppo incaricandosene personalmente, forte dell’ottimo track-record maturato nel suo quinquennio a Capitalia.
Tutto comunque dipenderà da Via Nazionale. Le modifiche della governance approvate nel cda fiume di martedì scorso potrebbero non essere sufficienti nonostante l’adozione del modello duale. La sconfessione pubblica dell’operato dei sindacati interni decisi dai vertici delle sigle nazionali continua a produrre effetti negativi. Ieri, secondo indiscrezioni, si è appreso che la Fabi sarebbe pronta a presentare un esposto alla Procura di Milano sulla presunta compravendita di «iscritti» effettuata dalle altre rappresentanze.

Che, al momento, sono pressoché commissariate dopo le reiterate resistenze ad adeguarsi a quanto deciso dalle sedi centrali romane. Non è da escludere, perciò, che un proseguire delle turbolenze possa portare a un congelamento dei diritti di voto dei dipendenti-soci o a un commissariamento dell’istituto di Piazza Meda.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica