Ancora «fuoco amico» Nato contro i ribelli Frattini: un corridoio per salvare Misurata

Bengasi Un altro raid sbagliato della Nato, ancora vittime per errore tra i le forze anti-Gheddafi: è la terza volta in pochi giorni. È successo a Brega, la città nei cui pressi sorge un importantissimo terminal petrolifero e intorno a cui da giorni si combatte: un blindato in mano ai ribelli è stato centrato da bombe sganciate da aerei Nato, e ci sono state tredici vittime. Nello stesso tempo su Misurata, la città libica in mano ai ribelli che sempre più sembra condividere il tragico destino che fu di Sarajevo nei primi anni Novanta, continuano a piovere i missili sparati dai lealisti, protagonisti di un assedio che dura ormai da sei settimane. Anche ieri ci sono stati cinque morti ed è stata ignorata la richiesta dell’Onu di un cessate il fuoco per consentire la consegna di aiuti umanitari in città. Ieri il ministro degli Esteri Frattini, di ritorno da Washington dove ha convenuto con la collega americana Hillary Clinton sulla necessità che Gheddafi lasci il potere, ha detto che si sta lavorando per realizzare un corridoio umanitario per Misurata.
Scambio di accuse tra Gheddafi e la Nato dopo che i campi petroliferi di Sarir sono stati attaccati e incendiati, bloccandone la produzione. L’Alleanza nega le accuse rivolte dal Colonnello di aver bombardato i pozzi e sostiene che «solo la disperazione» può aver spinto Gheddafi ad affermare una simile assurdità. Sul terreno intanto si registra però uno stallo preoccupante, che certifica l’incapacità delle forze ribelli di prevalere da sole su quelle lealiste. Ed è un paradosso che mentre gli aerei Nato continuano le loro missioni a tutela dei ribelli i vertici militari americani esprimano apertamente, come ha fatto ieri il generale Carter Ham, capo del comando statunitense per l’Africa, il loro scetticismo sulla possibilità che i ribelli prevalgano.
In ambito diplomatico, Europa e Stati Uniti, impegnati nei negoziati con il Consiglio Nazionale di Transizione libico, continuano a garantire aiuti ai ribelli di Bengasi, ma senza fornire armi e comunque solo una volta che sarà stata accertata la buona fede delle loro aspirazioni democratiche. Informazioni che stridono con le notizie che arrivano dalla Cirenaica e che confermerebbero la presenza di forze terrestri, ufficialmente negata. L’ultima informazione riguarda un commando francese dato per disperso nella zona desertica di Hamada al Hamrah, al confine con l’Algeria.

La loro missione sarebbe stata - secondo fonti algerine - quella di contrastare i movimenti di «contrabbandieri, mercenari, terroristi ed esponenti del regime libico». Oltre ai francesi, sarebbero presenti sul suolo libico forze speciali britanniche, spagnole, di Paesi arabi e agenti segreti americani della Cia.

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