Antologia Nell’«Agenda Helicon 2012»

Non si finisce mai d'imparare: Sara Ciampi, più volte candidata al premio Nobel per la Letteratura e inclusa nella Rosa Nobel per la poesia, figura con «La clessidra» nell'Agenda 2012 - Arte e Pensiero delle Edizioni Helicon d'Arezzo. È la casa editrice di alcuni dei suoi quindici libri e, su queste pagine, di Sara che scrive da quando aveva quattordici anni, ho recensito «Gocce di tristezza», «Canti di mestizia» (traduzione in francese), «Il vento dei sentimenti» (narrativa), «Le onde del destino» (traduzione in spagnolo).
L'Agenda Helicon è una sorpresa per me che conoscevo solo quella di Lo Faro di Roma, un tempo editore del mitico L'Aurora. Mi ritrovo tra le mani una copia del 1974 di quel «giornale indipendente d'informazione» (sottotitolo in testata) con un articolo di Leonida Rèpaci per i dieci anni della scomparsa di Ardengo Soffici. Ho conservato quella copia nell'Agenda Lo Faro del '92, con in copertina un programmatico «vivere di poesia ogni giorno». Però l'Agenda Helicon, con il valore aggiunto di maggior modernità e che presenta artisti e scrittori, con poesie e prose ritmate, m'incanta fin dai due saggi d'apertura: «Giovanni Pascoli» di Corrado Pestelli e «Canti di Castelvecchio» di Silvio Ramat. M'incanta Pestelli che inizia con «C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento/ che sono intorno nate le viole», per poi riproporci «La rondine»: «E fu tra i campi... Ed ecco che un susino bianco sbocciò... Come un sol fiore gli sbocciò vicino un pesco, e un altro». Nulla trovo più in sintonia di questi canti pascoliani con la poesia di Sara e il suo amore per la natura. Lei sa cogliere l'incanto però non dimentica mai il contraltare della vita, spesso disperata. Spesso è stata accostata a Leopardi, ma anche Pascoli, dalla vita difficile, sembra prenderla per mano con «Zvanìn, Lavandare». Nella terza strofa dove «il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese», è il dolore che irrompe nella quotidianità. Sara ha patito gravi malattie e il dolore per il primo amore che riposa all'ombra di cipressi toscani. Lei non dimentica. Nell'Agenda, che la definisce «profonda e geniale interprete della società contemporanea» (p. 99), la sua «Clessidra» subito introduce «millenni di storia dell'umanità... come granelli di sabbia». Si rivolge all'umanità «misera e condannata», che troppo spesso usa «empie armi».
Un'altra bella sorpresa gratifica il cammino attuale di Sara: il saggio «La vita un'altalena tra dolori e speranze» che le ha dedicato Neuro Bonifazi (Edizioni Helicon). La identifica in un «noi» inteso come «creature viventi». Ne fa un personaggio che ci è speculare: lei, come noi, talvolta scossi da una «tempesta» che «solo l'occhio dell'animo vede/ e piange lacrime amare». Noi come lei siamo «Il cigno»: «Infelice/ proprio come gli uomini,/ che spesso nascondono la malinconia/ sotto il candido manto della parvenza».
Bonifazi sceglie ventiquattro poesie di Sara, le commenta, le introduce con altri saggi critici. Il primo di Rodolfo Tommasi, che crede profondamente in lei e, di recente, l'ha presentata a Genova. Tra gli estimatori due liguri: Guido Zavanone, ex Procuratore Generale del Tribunale di Genova, e l'editore Sabatelli che pubblicò nel '95 il suo Momenti.
Un importante raccordo tra le poesie di Sara, riportate da Bonifazi, e gli autori scelti per l'Agenda è la poesia civica. In sintonia, l'ultima di Sara, scelta da Bonifazi, s'intitola «I treni». Sono treni in corsa che ci fanno venir voglia di dirle: «Coraggio! Noi tifiamo per te e i giovani pacifici come te (non i pacifisti), che vorrebbero cambiare il mondo con umiltà, sacrificio e la determinazione dei tuoi “treni d'acciaio che sfrecciano rapidi su differenti binari”». Questi treni ci ripropongono parole di mons. Andrianopoli (direttore de Il Cittadino dal dopoguerra all'avvento del centro-sinistra): «Si può essere onestamente di pareri diversi».

Si collegano idealmente a L'Aurora (la cultura parla lo stesso linguaggio) dove il titolo per il decennale della morte di Soffici è «Due uomini di opposte tendenze (Soffici e Rèpaci) che s'incontrano sulla sponda dello stesso amore per la poesia e per l'arte».
È il senso più profondo dell'Agenda Helicon: gli artisti scelti illuminano ogni nostro giorno con un pensiero, un'immagine d'amore per la vita e per l'Italia.

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