Assad non si ferma mille morti nei cortei Gli Usa: «Ora basta»

Sono oltre 4mila le persone che scappano dal regime di Assad nel tredicesimo giorno di protesta nel Paese, costato fino ad ora 1.300 morti, di cui una trentina solo ieri, e 10 mila arresti. Ieri le forze siriane sostenute da elicotteri hanno attaccato le oceaniche manifestazioni nel paese, in particolare nel nordovest, e la Casa Bianca e l’Onu sono tornate a condannare duramente la repressione.
Un ospedale da campo è stato allestito a Hatay, città di confine, e la Turchia è pronta a creare una zona cuscinetto se gli immigrati supereranno quota 10mila. E secondo il sito israeliano di intelligence Debkafile, il premier di Ankara, Recep Tayyp Erdogan, si preparerebbe a un’offensiva contro Damasco e avrebbe dato già dalla scorsa notte il via libera a un intervento militare.
Secondo Debka, le forze turche avranno una triplice missione: innanzitutto, arginare il flusso di migliaia di profughi che, dal villaggio sotto assedio di Jisr al-Shughur e dalle zone limitrofe, si stanno riversando verso il confine turco. Quindi, delimitare una zona militare, nella parte siriana della frontiera, dove la Croce Rossa possa allestire alcuni campi per i rifugiati. Infine, istituire una zona cuscinetto nelle zone curde del nord della Siria, in corrispondenza con la principale città, Qamishli. Erdogan e l’Alto Comando militare turco, prosegue Debka, stanno ancora lavorando per definire i contorni della missione militare, che potrebbe anche evocare i contenuti della risoluzione Onu 1973 che ha consentito l’intervento militare in Libia a protezione della popolazione civile. Venerdì il premier di Ankara aveva accusato il regime di Bashar al-Assad di «atrocità». Ancora più duro il presidente turco, Abdullah Gul, il quale aveva avvertito che il suo Paese è pronto ai «peggiori scenari, compreso quello militare» per mettere fine ai massacri in Siria.
La Casa Bianca dal canto suo ha chiesto la «fine immediata» delle violenze in Siria condannando la repressione «raccapricciante» guidata dalle forze siriane, che hanno ucciso almeno 30 civili durante le manifestazioni. «Gli Stati Uniti condannano con fermezza l’uso terribile della violenza da parte del governo siriano», ha detto il portavoce della presidenza americana.

Parole di condanna giungono anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha definito «inaccettabile» l’uso della forza militare contro i civili e che ha fatto rivelato: «Sono giorni che il presidente Assad non accetta di risponde al telefono».

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