È daccordo Francesca Altomare Lavizzari, la preside della scuola primaria Ariberto, dove ieri è stata presentata la sperimentazione della mensa self service: «leducazione si fa a tavola, anche se - sottolinea la dirigente scolastica - la scuola ha dei "poteri" molto limitati, che nei casi di allarme si limita alla sola segnalazione». Affondo che fa riferimento alla lunga esperienza di una preside che ha visto bambini e adolescenti soffrire per disturbi legati allalimentazione. «Ho avuto a che fare con casi più o meno conclamati di anoressia e più o meno gravi. Due esperienze alle medie, nella Arioli di Milano e in un istituto di provincia, vittime due ragazzine di 13 anni. Una di queste non cè più, si è buttata dal balcone. Altri 3 casi, invece, mi sono capitati nellelementare dove sono adesso: bambine dagli 8 ai 12 anni, che ora stanno bene».
È la scuola che segnala questi casi?
«Sì, anche se - rilancia la preside - la scuola si limita solo segnalarli. Le maestre mangiano a tavola con i bambini tutti i giorni e si accorgono se gli alunni rifiutano costantemente il cibo. Non sto parlando delle verdure o dellinsalata che i bambini non mangiano quasi mai, nonostante i consigli e le sollecitazioni degli insegnanti, ma del rifiuto di mangiare».
Come si comportano a tavola questi bambini?
«Di solito giocano con un pezzo di pane, chiacchierano con i compagni. Sono bambine, la maggior parte sono femmine, che non hanno certo problemi di socializzazione, anzi me ne ricordo una che era una chiacchierona... Ho notato che i bambini a tavola sono molto pigri: non hanno voglia di tagliare la carne allora mettono la fettina dentro il panino, stessa cosa con il formaggio».
La mancanza di alimentazione incide sul loro rendimento?
«Intanto hanno una grande resistenza fisica. E poi è giusto sfatare un mito: nei casi che ho visto o di cui ho sentito parlare dalle mie colleghe - devo dire che quasi tutti i colleghi hanno avuto a che fare con bambini anoressici - sono molto bravi a scuola. Presentano disturbi misti: eccessi di protagonismo, desiderio eccessivo di emergere, ansie da prestazione. Sono perfezioniste: si disperano per un distinto al posto di un ottimo o se dimenticano un quaderno, inutile spiegare loro che non è importante, non ascoltano, sono autoreferenziali».
Come recepiscono le segnalazioni le famiglie?
«Le reazioni sono varie, ovviamente. Cè la famiglia che sostiene che il bambino a casa mangia, cè chi dice che il figlio ha sempre mangiato poco, chi li fa curare, come è successo nei casi che ho avuto».
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