La Bce spari il primo colpo: l’Agenzia europea di rating

Trichet deve rompere il monopolio di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Allo stesso tempo faccia partire il Fondo monetario europeo. I ribassisti devono capire che corrono il rischio di operare in perdita

Il compito immediato urgente dell’area euro è quello di dotarsi di strumenti finanziari per contrastare le vendite al ribasso che possono essere effettuate sul debito pubblico, da parte di operatori che sopravvalutano, per diverse ragioni, il rischio di insolvenza degli Stati membri, dotati di intrinseca capacità di pagare. Mentre gli Stati dell’area euro hanno attuato un piano di salvataggio per la Grecia, sottoponendola a dure condizioni stabilite in sede di Commissione europea, per altri Paesi membri, come la Spagna, non c’è bisogno di un piano di salvataggio: c’è solo bisogno che attuino misure più severe di quelle sinora adottate (il deficit della Spagna è attorno al 10 per cento). Per l’Italia ciò non è necessario. Il deficit è meno della metà, è sotto controllo e stiamo seguendo il piano di rientro fissato in sede europea con puntualità. Ma se ci sono operazioni al ribasso ingiustificate, come quelle a cui si è assistito, occorre che qualcuno le contrasti comprando perché ciò che conviene. Il compito in questione, quando si tratta di grandi cifre, che come dice il presidente della Bce pongono l’euro in un rischio di sistema, compete, in primo luogo, a Francoforte, cioè alla Banca centrale dell’area euro. Essa sola ha i mezzi adeguati, la competenza, la credibilità per svolgere questo compito. Che va basato, lo sottolineo, su criteri economici. Quelli appunto che presiedono alla Bce, che non è un ente assistenziale e ha la missione di garantire il potere di acquisto dell’euro.
A questo punto sorge la domanda se la Bce, in base al suo statuto, possa legalmente comprare titoli del debito pubblico dei Paesi dell’area euro. Se ciò le fosse sempre vietato, la soluzione a cui ho fatto riferimento non sarebbe attuabile. E ciò a prescindere dal fatto se la Bce abbia i mezzi per effettuarlo, con criteri economici e non con criteri assistenziali.
La risposta al quesito è che la Bce non può fare salvataggi, ma può fare investimenti di portafoglio su titoli, privati o pubblici. Ciò è ovvio, anche se forse non immediatamente chiaro a coloro che non sono esperti di sistemi monetari. Infatti, da quando le monete non sono garantite da riserve auree, per l’intero o per una quota fissa, le Banche centrali investono le loro riserve in denaro che rende, cioè titoli.
Infatti l’oro non rende, salvo quando aumenta di valore, e anche allora non è denaro liquido. I titoli, invece, danno denaro liquido. E la Banca centrale ha bisogno di un reddito in denaro, perché deve pagare i propri costi di gestione di personale, uffici, stampa di biglietti di banca e monete, e deve mettere via nuove riserve, man mano che le sue attività si ampliano. Quando il tasso a cui presta il denaro è basso, il suo provento dai prestiti si riduce ed essa deve compensarlo con buoni redditi dai titoli. Quelli tedeschi sono sicuri, ma rendono pochissimo.
In termini economici ciò comporta che essa debba diversificare i suoi investimenti e cercare anche titoli che rendono di più, che riguardano Stati il cui rischio essa è in grado di ridurre, sia direttamente, finanziando il sistema bancario, sia indirettamente tramite gli obblighi della Commissione europea a politiche di bilancio sane e a riforme strutturali efficaci. Dunque, ci sono buone ragioni per consentire alla Bce di stabilizzare il mercato dei titoli pubblici dell’area euro con i suoi investimenti di portafoglio in tali titoli. Questo è il compito più immediato a cui essa deve adempiere. E non è necessario renderlo interamente operativo, basta annunciarlo e fare qualche limitata operazione in questa direzione, che fa capire ai ribassisti che essi rischiano di operare in perdita, se cercano di forzare la situazione con ribassi non corrispondenti alla realtà dei fondamentali. È come avere una pistola a dodici colpi. Si tratta di mostrarla ed eventualmente di sparare un colpo. Poi, con urgenza, serve un’Agenzia europea di rating per rompere il monopolio delle due e mezzo americane che fanno il bello e cattivo tempo, cioè Moody's, Standard e Poor e Fitch, che è la minore. Infine, si dovrà fare il Fondo monetario europeo, utilizzando come base i soldi ora impegnati in Grecia, che tra due anni devono esser man mano restituiti. L’area euro è solida, ma giovane.

E non ancora dotata di tutti gli strumenti che, con l’esperienza, risultano utili e che sono a portata di mano. Ma nel suo arsenale ci sono anche strumenti già disponibili che possono essere immediatamente utilizzati. Non si tratta di assistenzialismo, ma di calcolo economico strategico.

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