
Giorgio VI, sua moglie Elizabeth Bowes-Lyon, Edoardo VIII, che rinunciò al trono per sposare l’americana Wallis Simpson e la regina Elisabetta II sono i membri più conosciuti e menzionati della generazione della royal family che visse il periodo della Seconda Guerra Mondiale. I protagonisti di un mondo in bilico tra i fasti dell’impero e la spinta alla modernità che non esiste più. In realtà, però, a questo elenco manca un nome altrettanto importante, ma molto spesso dimenticato sia dai media, sia dall’opinione pubblica britannica, quello del principe Giorgio, uomo dalla vita controversa, morto in uno strano incidente aereo.
Il principe degli scandali
Il principe Giorgio (1902-1942) era il quinto figlio del Re Giorgio V e della regina Mary di Teck, dunque fratello di Giorgio VI (ovvero il padre della regina Elisabetta) e di Edoardo VIII. Nacque nella tenuta di Sandringham, studiò nei collegi navali di Osborne e Dartmouth e prestò servizio nella Royal Navy fino al marzo 1929 (anno in cui ottenne anche il brevetto di pilota), come ricorda Tatler. Il giovane lavorò anche per il Foreign Office e l’Home Office, divenendo, spiega ancora il magazine, il primo funzionario pubblico della royal family.
Il 29 novembre 1934, nell’Abbazia di Westminster, il principe sposò la principessa Marina di Grecia, sua lontana cugina. La coppia, insignita con i titoli di duca e duchessa di Kent, andò ad abitare al numero tre di Belgrave Square ed ebbe tre figli: Edward, Alexandra e Michael, volti piuttosto noti dell’attuale famiglia reale.
Nel 1936 il duca di Kent divenne aiutante di campo di Edoardo VIII e, dopo l’abdicazione di quest’ultimo, avvenuta nello stesso anno, ricoprì il ruolo di aiutante di campo navale di Giorgio VI. Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il principe Giorgio prestò servizio nella Royal Navy, mentre dall’anno successivo fu trasferito nella RAF. Quando Edoardo VIII rinunciò al trono in un primo momento la royal family avrebbe addirittura pensato al principe come successore.
Se la vita pubblica del duca appariva impeccabile, completamente dedita alla Corona d’Inghilterra, quella privata sarebbe stata ben più tumultuosa. Secondo i pettegolezzi, iniziati dopo le nozze con Marina di Grecia, Giorgio avrebbe avuto molte relazioni sia con donne che con uomini. Sembra che tra i suoi amati vi fosse perfino il britannico Anthony Blunt, lo storico dell’arte, curatore delle antichità di Buckingham Palace e spia dell’Unione Sovietica.
Un’altra indiscrezione legherebbe il principe, seppure indirettamente, perfino a Lady Diana: Giorgio, infatti, sarebbe il padre biologico di Raine McCorquodale la matrigna di Lady D (ne sposò il padre, John Spencer, nel 1976).
Secondo quanto riferito dal Guardian e dall’Express il duca di Kent avrebbe avuto una liaison con la celebre scrittrice di romanzi rosa Barbara Cartland, madre di Raine. All’epoca, però, l’autrice era sposata con Alexander McCorquodale e avrebbe deciso di tacere sulle vere origini di della sua bambina per evitare uno scandalo. Solo molti anni dopo il matrimonio di Raine la Cartland raccontò l’intera vicenda che, però, non è mai stata provata.
Non basta: a quanto sembra il duca di Kent faceva anche uso di droghe, in particolare di morfina e di cocaina. A spingerlo verso la dipendenza sarebbe stata, riferisce il Daily Mail, la socialite statunitense e discendente della celebre e potente famiglia Vanderbilt Alice “Kiki” Preston, soprannominata di “la ragazza con la siringa d’argento”.
Il motivo è intuibile: Kiki avrebbe avuto l’abitudine di andare in giro con una siringa nella borsa e di iniettarsi le droghe in pubblico. Venne cacciata dal regno per ordine dell’allora principe di Galles Edoardo, che avrebbe aiutato il fratello a disintossicarsi. Tuttavia anche il destino della Preston fu tragico: morì suicida la notte del 23 dicembre 1946, gettandosi dalla finestra del suo appartamento, al quinto piano dello Stanhope Hotel di New York.
Il 25 agosto 1942 Giorgio partì in idrovolante verso l’Islanda, ufficialmente per visitare una base inglese. Quaranta minuti dopo il decollo da Invergordon (Scozia) il velivolo si schiantò vicino Caithness, sulla Eagle’s Rock, nelle Highlands scozzesi. Morirono quattordici persone, compreso il duca di Kent. Vi fu un solo superstite, il sergente Andrew Jack. Dal momento in cui si diffuse la notizia i giornali e il popolo britannico iniziarono a sospettare che la tragica fine del principe Giorgio non fosse stata causata da un semplice incidente.
Tutto quel che non torna
Il duca di Kent fu il primo reale a morire in servizio in 450 anni, puntualizza Tatler. Ciò che accadde in quel giorno d’agosto, però, sarebbe stato immediatamente insabbiato dalla royal family e dalla Corte d’Inchiesta, afferma The Times. In effetti ci sarebbero diverse stranezze a cui non è stata data una spiegazione convincente: sembra, infatti, che l’idrovolante fosse fuori rotta, ma non ne è chiaro il motivo, né se questo elemento sia stato una delle cause del presunto incidente. All’epoca le indagini si soffermarono su un “errore di navigazione”, espressione un po’ vaga, per la verità.
Stando a una delle versioni che ancora oggi circolano sul disastro aereo il principe Giorgio avrebbe avuto con sé una valigetta piena di valuta svedese. Eppure si stava recando in Islanda, dove la moneta corrente non è certo la corona svedese, bensì quella islandese. Si ipotizzò che, forse, il duca si stava recando in segreto a Stoccolma, ma non sono mai state trovate prove in merito. Inoltre rimane il dubbio sul motivo di un viaggio proprio in Svezia.
Un’altra teoria sostiene che a bordo del velivolo vi sarebbe stato il generale nazista e vice-führer Rudolf Hess. Un nome che lascia spazio a molti dubbi: se davvero il politico tedesco avesse viaggiato con il duca, dovremmo supporre che si sia salvato in qualche modo dallo schianto e non abbia lasciato alcuna traccia dietro di sé (Hess, infatti, morì suicida nel carcere di Spandau, Berlino Ovest, nel 1987). Possibilità a dir poco rocambolesca.
Un duca traditore?
La ragione dell’ipotetica presenza di Hess, poi, spinse i giornali e l’opinione pubblica a ritenere che il duca di Kent avesse provato a fare una pace separata con la Germania. In fondo da anni i sospetti di simpatie naziste si erano concentrati sia sul principe Giorgio sia sul fratello, Edoardo VIII. Tuttavia non esiste alcuna evidenza di queste trattative. Supponiamo comunque che l’ipotesi sia fondata. Questo ci porterebbe verso un altro quesito: l’allora primo ministro Churchill e Re Giorgio VI sarebbero stati al corrente di questi presunti tentativi?
Secondo l’opinione più comune entrambi, almeno in un primo momento, avrebbero ignorato le intenzioni del duca. I servizi segreti britannici, scoperto l’intrigo, avrebbero deciso di eliminare Giorgio, considerandolo alla stregua di un traditore. Questa ricostruzione, però, ci pone di fronte a un dilemma morale: possibile che il sovrano sapesse ogni cosa e abbia permesso l’assassinio del fratello? Che Winston Churchill abbia dato il suo assenso a un atto del genere?
È vero, nella Storia complotti simili non sono stati una rarità, ma in questo caso la sola idea lascia perplessi e non solo per una questione di coscienza: forse il duca di Kent aveva simpatie e appoggi tra i nazisti, ma non aveva abbastanza potere per dettare le condizioni della pace. D’altra parte né Sua Maestà, né il primo ministro avrebbero accettato le imposizioni naziste. Allora dovremmo credere che la Corona e il governo sapessero delle intenzioni di Giorgio, o che addirittura lo avessero inviato come ambasciatore di pace? Ma allora perché ucciderlo?
Un’altra versione suggerisce che la royal family si sarebbe voluta liberare di un personaggio scomodo, sopra le righe, spesso fonte di imbarazzo per l'istituzione monarchica. Vale lo stesso dubbio morale formulato per l’ipotesi di tradimento. Tra l’altro è interessante notare che anche per la morte di Lady Diana venne avanzata la stessa teoria dell’eliminazione di una personalità ingombrante.
Tatler, poi, riporta anche un’altra stranezza che contribuisce a rendere ancora più oscuro il mistero della morte del principe: le indagini appurarono che sul velivolo sarebbero saliti solo uomini. Tra i resti dello schianto, però, sarebbero stati trovati degli abiti femminili. In più, stando alle testimonianze, alcuni sentito nell’aria un profumo da donna.
Non solo: nel corso dei decenni molti giornalisti e investigatori, anche dilettanti, avrebbero provato ad accedere ai documenti della commissione d’inchiesta dell’epoca, rivolgendosi ai National Archives, ai Windsor Royal Archives, alla RAF Air Historical Branch e agli archivi della polizia scozzese, ma la risposta sarebbe stata sempre la stessa: tutti i documenti relativi all’indagine sarebbero andati perduti. Scomparsi nel nulla.
“Errori istituzionali”
Nel suo libro “The Death of Prince George, Duke of Kent, 1942” (2024), citato da The Times e Tatler, Michael Morgan sostiene che la RAF avrebbe contribuito a insabbiare la faccenda per evitare che il mondo intero scoprisse “gravi errori istituzionali”, come li definisce Tatler, che avrebbero minato la reputazione di alcuni alti ufficiali.
Per esempio sembra che alla guida del velivolo non vi fosse il pilota Frank Goyen, bensì il tenente colonnello Thomas Moseley, non altrettanto esperto. Inoltre quel giorno le condizioni meteo non sarebbero state ottimali a causa della nebbia. Secondo Morgan molti membri dell’equipaggio non sarebbero stati addestrati e qualificati per volare in quella situazione proibitiva. In più l’impostazione delle bussole sarebbe stata sbagliata. Insomma, l’organizzazione del viaggio sarebbe stata piuttosto frettolosa e raffazzonata.
Michael Morgan ha dichiarato in merito: “Per certi versi credo che le autorità siano state fin troppo felici che le teorie di cospirazione si sviluppassero e prosperassero in seguito, agendo come una specie di disinformazione, distogliendo l’attenzione dalle questioni reali”.
La ricerca della verità
Il principe Edoardo, figlio di Giorgio e attuale duca di Kent, non avrebbe mai smesso di cercare la verità sulla morte del padre, avvenuta quando lui aveva solo sei anni. All’inizio del giugno 2025, riporta il sito Royal Central, Edoardo ha visitato il memoriale edificato in Scozia sul luogo del disastro aereo. A True Royalty Tv la storica Tessa Dunlop ha affermato in proposito: “[Il principe Edoardo] sta ancora rimuginando sulla [disgrazia]. Mi ha detto: ‘Perché il velivolo è caduto? Sappiamo che troppo spesso, durante la Seconda Guerra Mondiale, sono accaduti tragici incidenti aerei, ma è la mancanza di una conclusione…’”.
Edoardo soffrirebbe, oltre che per la perdita del padre, anche per una situazione rimasta in sospeso, un cerchio mai chiuso che non consentirebbe alla mente e all’anima di accettare quanto è accaduto.
La storica ha dichiarato che per il duca recarsi sul luogo in cui è morto suo padre rappresenterebbe “un’odissea, un pellegrinaggio”. Forse anche un viaggio indietro nel tempo in attesa della verità.