Lisbona - Terzo segreto di Fatima non si esaurisce con l’attentato a Giovanni Paolo II e non è una profezia rivolta soltanto al passato: comprende, invece, anche le sofferenze attuali che vive la Chiesa per lo scandalo degli abusi sessuali, e oggi «vediamo in modo realmente terrificante» che «la più grande persecuzione non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa». Lo ha detto Papa Ratzinger rispondendo alle domande dei giornalisti sul volo che lo ha portato da Roma a Lisbona, per il suo 15° viaggio internazionale che questa sera giungerà al culmine con l’arrivo a Fatima. Benedetto XVI ha spiegato, sempre riferendosi allo scandalo della pedofilia, che la Chiesa deve imparare nuovamente a fare penitenza e che «il perdono non sostituisce la giustizia». Ma ha anche voluto ricordare che «il Signore è più forte del male» e dunque sarà sua la vittoria alla fine della storia.
È la prima volta che il Papa usa parole così forti e dirette per parlare di quanto sta accadendo. Ancora una volta, Ratzinger non attacca i media per il loro accanimento, né critica le campagne di stampa, come invece hanno fatto alcuni suoi collaboratori. Affronta invece il problema con umiltà, definendo «terrificante» il fatto che a perseguitare la Chiesa non siano forze esterne, ma i peccati abominevoli dei suoi membri.
Alla domanda se il segreto di Fatima possa estendersi anche alla situazione attuale della Chiesa, Benedetto risponde dunque di sì. Riaprendo di fatto molte domande sull’interpretazione di un messaggio nel quale alcuni ritengono sia contenuta una profezia sull’apostasia morale e dottrinale riguardante anche i vertici della Chiesa, quella «sporcizia» della quale lo stesso Ratzinger aveva parlato nelle meditazioni della Via Crucis del 2005. Nella risposta sull’aereo, il Pontefice spiega che la «grande visione della sofferenza del Papa», che «possiamo riferire a Giovanni Paolo II», indica anche «realtà del futuro della Chiesa che mano a mano si sviluppano e si mostrano». Dunque il segreto non si applica soltanto all’attentato del 1981, e soprattutto non appartiene soltanto al passato, come fu sostenuto dieci anni fa, al momento della pubblicazione del testo di suor Lucia. «Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarà per sempre sofferente, in modi diversi fino alla fine de mondo» continua Ratzinger, e il messaggio di Fatima indica «la risposta fondamentale cioè la conversione permanente, la penitenza, la preghiera».
La novità «che possiamo oggi scoprire in questo messaggio», aggiunge, riguarda il fatto che «non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa». La «più grande persecuzione» contro la Chiesa non viene dunque «dai nemici esterni, ma nasce dal peccato nella Chiesa» stessa. Che per questo ha «profondo bisogno» di imparare nuovamente «il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia». Parole significative, da applicare ai casi dei preti macchiatisi di abusi sui minori.
«Dobbiamo imparare proprio questo dato essenziale – ha concluso -: il male attacca anche dall’interno, ma sono sempre presenti anche le forze del bene e alla fine il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia». È possibile che Benedetto XVI ritorni su questo tema nei discorsi che pronuncerà a Fatima, dove pregherà per i sacerdoti, per la Chiesa e per la pace.
Ratzinger è stato accolto con calore dai portoghesi. All’aeroporto, nel saluto al presidente Anibal Cavaco Silva, ha accennato alla secolarizzazione del Portogallo dicendo che «la Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato» la considerazione «del senso umano della vita».
Nel pomeriggio, al Terreiro do Paço, la piazza del Commercio gremita di giovani, ha celebrato una messa dicendo che i cristiani spesso si preoccupano «affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista». Forse, ipotizza il Papa, «si è messa una fiducia eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali», mentre «bisogna annunziare di nuovo l’evento della morte e della resurrezione di Cristo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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