Pierluigi Bonora
da Roma
Sia linseparabile cellulare che linossidabile telefono fisso non conoscono crisi per gli italiani, mentre lautomobile è in forte debito di ossigeno e, come sottolineato da Salvatore Pistola, presidente dellUnrae (Unione italiana degli importatori) è destinata a non essere più la gallina dalle uova doro. Ma andiamo per ordine. Nel 2004 la spesa per la telefonia è cresciuta attestandosi a quota 31.230 milioni e registrando un incremento del 4,8% rispetto al 2003. Lo rivelano i dati sui ricavi da servizi (esclusi quindi quelli da prodotti), diffusi dallOsservatorio Smau sul mercato delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione (Ict).
Landamento positivo del settore, secondo listituto, è da ricondurre al boom dei servizi a banda larga e allo sviluppo - peraltro più contenuta rispetto al passato - del mobile. La spesa per i servizi di telefonia mobile nel 2004 ha toccato quota 14.291 milioni con un aumento del 9,5% rispetto al 2003. «Questo incremento - affermano dallOsservatorio - è legato a una sempre più consistente sostituzione del mobile al fisso per i servizi voce, al forte sviluppo della componente dei servizi di trasmissione dati e, a partire dal secondo semestre 2004, a un primo avvio della domanda di servizi di terza generazione». Lanalisi condotta ha inoltre evidenziato limpatto positivo che, sullandamento del settore, hanno avuto i servizi innovativi, come quelli integrati voce/dati/video.
Se la telefonia ha il vento in poppa il settore dellautomobile è, al contrario, in forte frenata. La crisi della Fiat da una parte, i limiti alla circolazione dallaltra, insieme allimpennata dei prezzi dei carburanti (più 16,5% la benzina e più 26,4% il Diesel nel primo quadrimestre, al caro-assicurazioni e a una fiscalità sempre pesante rappresentano, secondo lUnrae, i motivi di fondo che hanno indotto gli italiani a rallentare lacquisto di automobili. Lanalisi dellUnrae, presentata ieri a Roma dal presidente Salvatore Pistola e dal segretario generale Gianni Filipponi con il supporto del professor Giuseppe Volpato dellUniversità Ca Foscari di Venezia, stima per lanno in corso un calo delle vendite non inferiore alle 150mila unità. Significa che, rispetto al 2004, al 31 dicembre saranno immatricolati tra i 2,1 e i 2,15 milioni di veicoli.
La brusca frenata costerà alle case 2.800 milioni di ricavi in meno, mentre lo Stato ci rimetterà 470 milioni di Iva. Come non bastasse ad aggravare la situazione contribuirà anche la recente serrata delle bisarche che per un mese ha bloccato la consegna delle vetture ai concessionari, con pesanti ripercussioni su tutte le case (il gruppo Fiat ha messo in cassa integrazione migliaia di addetti) e le società di autonoleggio.
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