Bicameralismo, il vero freno del nostro sistema

Egregio Dottor Granzotto, ho bisogno del suo aiuto perché non capisco alcune cose. Questo governo, cui ho dato il mio voto con convinzione, ha la maggioranza necessaria per fare le riforme promesse. Allora non capisco perché i delinquenti siano rimessi in libertà e tornino a delinquere. E la certezza della pena? E l’abolizione dei benefici troppo facilmente concessi? Non capisco perché i magistrati continuino a fare i comodi loro indisturbati e a irridere le leggi dello Stato; sono o no soggetti alla legge? E se sì perché non si procede alla punizione di chi sgarra? Non capisco perché la televisione sia ancora monopolio della sinistra con licenza di offendere chi ha votato per questo governo; che cos’è, terra di nessuno dove i prepotenti possono fare scorribande a loro piacimento? Non capisco perché in occasione di un lutto nazionale non si prendano gravi e immediati provvedimenti verso chi non ha rispettato il minuto di silenzio. Non capisco perché non si imponga a chi si trasferisce nel nostro Paese di rispettare le sue leggi e le sue regole. Non capisco perché non si arresti immediatamente chi nello svolgersi della vita quotidiana o, peggio ancora in occasione di manifestazioni, si presenti a volto coperto. Le leggi e le regole sono sempre una limitazione della libertà individuale, ma vengono accettate di buon grado quando servono a tutelare la società. Però se non valgono per tutti si percepiscono come vessazioni odiose. Ero molto entusiasta all’indomani delle elezioni politiche, ma le confesso che quell’entusiasmo si è smorzato un bel (brutto) po’.

Fermo là, caro Magherini. Capisco l’impazienza di veder presi tutti quei provvedimenti in grado di dare una forte scrollata al nostro beneamato Paese, ma tenga acceso l’entusiasmo, perbacco. Vede, il suo è un atteggiamento comprensibile, ma non giustificato dai fatti. Devo ricordarle quanto ha già fatto Berlusconi, nonostante abbia dovuto far fronte a delle «emergenze» (dalla «monnezza» al terremoto, per non dire dell’emergenza delle emergenze, ancora non pienamente composta: l’onda d’urto della crisi finanziaria mondiale)? Certo, molto c’è ancora da fare e stando al suo cahier des doleances, a prima vista non sembrerebbe che il governo abbia messo il turbo. Ma di chi è la colpa? Se in un’America a regime presidenziale, la qual cosa vuol dire che il potere è pressoché concentrato nelle mani dell’inquilino della Casa Bianca, un Barack Obama in luna di miele non riesce a far passare la sua riforma del sistema sanitario, vuole che sia facile governare in un regime di bicameralismo perfetto come il nostro, tutto pesi e contrappesi istituzionali? Dove la volontà di fare si scontra con una serie di meccanismi e di ritualità parlamentari che si sovrappongono e si elidono a vicenda? Dove il calendario dei lavori delle aule deve sottostare ad arzigogolate norme e consuetudini ottocentesche, inammissibili per un Paese, per una società, per una gestione della cosa pubblica che esige ritmi ben diversi di quelli buoni per un Rattazzi o un Giolitti? Vede, caro Magherini, non è solo la devastante macchinosità dei regolamenti di Camera e Senato a complicare la vita al governo. Ci metta pure l’impossibilità di dare delle scadenze - con certezze sui tempi - alle cose da fare. Tutte pastoie che limitano fortemente il diritto di una maggioranza di realizzare il proprio programma.

E allora, in attesa che si proceda alla riforma dei regolamenti parlamentari (e ferma restando la decretazione d’urgenza, che quando vi ricorre la destra è un delitto, quando invece la sfrutta la sinistra diventa necessaria pratica di buon governo) non resta che mettersi in fila e portare pazienza. Tanto prima o poi al casello ci si arriva.

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