Bicocca, quell’antico fortilizio diventato una città nella città

Claudio De Carli

Funzionari, consiglieri e arcivescovi, soprattutto loro, i prelati d’alto rango, spiegazione fra le più deboli per giustificare la scomparsa degli Arcimboldi. Erano di Parma, famiglia nobilissima del ducato, quando il giovane rampollo Niccolò si presenta a Milano per completare gli studi di diritto, diventando poi consigliere privato di Francesco Sforza e trovandoci anche gusto a girare per la città che aveva intuito sarebbe stata un giorno ancora più grande di quanto già fosse e si potesse immaginare. Nel 1450 gli Arcimboldi avevano un palazzo fra i più importanti di Milano e poco più tardi si fecero anche una residenza fuori città, di più, una villa in campagna subito famosa per i magnifici saloni, i preziosi affreschi e le decorazioni. Il fortilizio che spiccava accanto alla villa era chiamato Bicocca e lì a metà del ’500 spagnoli e francesi si ritrovarono con i loro eserciti per giocarsi alla guerra il ducato di Milano. Ma nel frattempo la dinastia degli Arcimboldi si stava riducendo all’osso, e la Bicocca inizia a girare di proprietà. Prima gli Arconati, poi i Busca, i Soriani fino al 1918 quando quella magnifica villa ridotta ormai a cascina, prestigiosa ma pur sempre cascina, viene acquistata dalla Pirelli. Il giro è stato lungo ma quasi assolutamente necessario per capire come si è arrivati alla Bicocca del Duemila, il nuovo centro della città multipolare, uno dei più importanti interventi di trasformazione urbanistica in Italia. Qui cultura, scienza e ricerca si sono integrate con residenze e spazi commerciali, i migliori architetti hanno già sentenziato che segna e segnerà la storia urbanistica di Milano, ma la leggenda di Bicocca parte da lontano, quando era una casa di caccia e nei paraggi giravano gli orsi. Ora le gira attorno un’area di 170mila metri quadrati e se qualcuno avesse voglia di buttarci un occhio, non gli sarebbe proprio così impossibile ricostruire com’era nel Quattrocento.
Con un po’ di fantasia, s’intende. Deve aver fatto così anche Vittorio Gregotti, l’architetto che l’ha trasformata, la nuova Bicocca è qualcosa di assolutamente innovativo che ha fermato odori e vibrazioni di un tempo, qualcosa di magico, bizzarro e geniale, con molti nemici naturalmente, perché non tutti hanno apprezzato la creazione di Gregotti.

I grattacieli? Sì, i grattacieli che non ci sono e l’hanno fatta paragonare a una piatta e fredda Berlino Est. Così come per tanti altri la nuova Bicocca è assolutamente da visitare perché fra vent’anni i milanesi ne saranno orgogliosi.

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