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Bologna Parroco ospita in chiesa un coro omosessuale per le prove

Dalla sede dell’Arcigay al salone parrocchiale. Don Nildo Pirani, parroco della chiesa di San Bartolomeo della Beverara, oltre settemila anime in un quartiere di periferia, ha spiazzato tutta la città con la sua scelta controcorrente: il sacerdote infatti ha aperto le porte della canonica al coro omosessuale «Komos», composto da venticinque uomini, che da tempo era alla ricerca di una sala prove.
Alla richiesta dell’associazione gay, don Pirani ha detto sì. E il parroco spiega così la sua singolare decisione: «Non è in gioco la condivisione o meno dei problemi dei gay. Loro cercavano una sala per cantare, io l’avevo a disposizione e non c’è nulla di male a concedergliela». E ancora: «Se cantano, che male fanno?», chiede. Ma soprattutto «sarebbe una preclusione ideologica dire di no».
Da metà luglio la nuova «casa» del coro - primo in Italia solo al maschile, dopo il Rainbow di Roma che ospita anche coriste, e specializzato in musica classica - è stata appunto la sala della chiesa. E, ieri sera, si è tenuta l’ultima prova. La prossima sarà a settembre.
Alle spalle la formazione ha due concerti a Bologna e uno previsto, ma saltato per motivi tecnici, all’ultimo Gay pride di Genova. Da novembre i coristi hanno provato all’interno del Cassero, sede dell’Arcigay bolognese.

Ma, complice l’acustica non sempre perfetta (il posto è un antico edificio usato come deposito del sale) e alcuni dissapori nati dopo il concerto annullato, il direttore di «Komos», Paolo Montanari, ha deciso di rinunciare allo spazio concesso comunque dal Cassero e bussare alla Beverara. Non a caso, visto che a dicembre la chiesa aveva accolto una veglia per le vittime dell’omofobia su richiesta del movimento di credenti omosessuali «Noi siamo chiesa».

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