(...) al vertice della federcalcio e al suo commissario, lavvocato Pancalli, che non può far finta di nulla. Per consuetudine, gli esponenti della giustizia sportiva, sia inquirente (è il caso di Borrelli) sia giudicante (è il caso di Sandulli presidente della Corte federale che ha replicato stizzito a John Elkann), non possono e non devono intervenire su tesserati e argomenti sottoposti alla loro competenza. Ma qui, nel calcio italiano, nessuno rispetta alla lettera i precetti e le regole: né i tesserati, ma neanche i loro discussi giudici.
Francesco Saverio Borrelli è partito da Luciano Moggi prima di arrivare a Galliani per censurare la sua partecipazione alla riunione informale tra presidenti di società che si è svolta la settimana scorsa in un albergo di Milano. «Nello stile di Lavrentij Beria, il dottor Borrelli mi accusa di comportamenti elusivi delle regole (che ho sempre rispettato con puntualità) perché ho accettato linvito a partecipare ad un incontro informale con alcuni manager e presidenti di società calcistiche. Incontro informale significa incontro privato: la prossima mossa sarà unindagine sulle ore in cui mi corico?» laffondo del dirigente milanista. Borrelli ha espresso dubbi anche sullaccordo «sottobanco» per concedere sconti alla squalifica del dirigente rossonero. «Un accordo - Galliani lha corretto - è effettivamente intervenuto, come hanno riconosciuto i soggetti che lo hanno negoziato. Devo presumere che il prossimo intervento di Borrelli atterrà alluso della tortura. A questo fine mi permetto di suggerirgli la lettura di Osservazioni pratiche sopra la tortura di Franchino Rusca». Fine dellostilità? Neanche un po. Perché Borrelli, qualche ora dopo, corregge il tiro, «mai fatto il nome di Galliani», e definisce la sua «non certo una manifestazione di buon gusto». Colpito, si dice giocando alla battaglia navale.
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