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Intelligenza artificiale e servizi: svelato il nuovo oro delle Big tech

Le trimestrali mostrano l'importanza sempre più cruciale delle intelligenze artificiali e i servizi per i bilanci. Una seconda pelle che le sta rivoluzionando fino a rendere immaginabile un futuro diverso

Intelligenze artificiali e servizi: ecco il nuovo oro delle Big tech

Tra la fine del mese di luglio e i primi giorni del mese di agosto Alphabet (Google), Amazon, Apple e Microsoft hanno annunciato i rispettivi risultati trimestrali. Osservandoli da vicino diventa sempre più chiaro che le Big tech stanno vivendo una metamorfosi e questo può avere ricadute (non sempre negative) su tutto il comparto.

Le cifre sono in crescita e persino i tecnici di Wall Street stanno rivedendo le proprie posizioni, vedendo un’opportunità laddove prima imperava lo scetticismo.

Mentre i conti di Microsoft e Google godono dei vantaggi delle Intelligenze artificiali, Amazon e Apple sono sospinte verso l’alto dai servizi.

Il peso delle Intelligenze artificiali sui bilanci

Partiamo da Microsoft che, al 30 giugno, ha registrato ricavi per 52 miliardi di dollari, in crescita dell’8%. Un trimestre florido durante il quale i ricavi operativi hanno raggiunto i 24,3 miliardi di dollari, il 18% in più rispetto al secondo trimestre dell’anno precedente.

Il Ceo di Microsoft Satya Nadella ha sottolineato come le aziende facciano affidamento sulle Intelligenze artificiali per affrontare l’evoluzione dei mercati e, parallelamente, abbiano bisogno dei servizi forniti dal Cloud. Servizi che hanno fatto segnare una crescita del 12%, partecipando a una crescita dei ricavi del 3%.

Alphabet (Google) ha chiuso il trimestre con ricavi pari a 74,6 miliardi di dollari (contro i 69,7 miliardi dell’anno prima) e un utile netto di 18,4 miliardi (contro 16 miliardi di dollari). Il Ceo di Google Sundar Pichai ha spiegato che parte della crescita è dovuta all’Intelligenza artificiale e al potenziale che questa esercita nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi.

L’importanza dei servizi

Prende una propria dimensione osservando i conti di Amazon e di Apple. Va ricordato che i servizi venduti da Amazon sono una colonna portante anche per il web. Amazon Web Services è una piattaforma che riunisce molti strumenti per la raccolta e l’analisi dei dati, per lo scambio di informazioni e per una moltitudine di altre attività in Cloud. Allo stesso modo, Apple destina molti servizi ai propri utenti, si pensi alle app per la salute e ai servizi per l’intrattenimento, tra i quali spiccano Apple TV+ per lo streaming video e Apple Music per quello musicale.

Amazon ha chiuso il secondo trimestre del 2023 con ricavi a 134,4 miliardi di dollari (+11%) e con un utile operativo da 7,7 miliardi (contro i 3,3 miliardi dell’anno prima). Spicca un dato interessante: Amazon Web Services ha riportato una contrazione dei numeri, tant’è che l’utile si è ridotto a 5,4 miliardi contro i 5,7 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Questo mostra quanto i servizi siano vitali per Amazon la quale, al contrario di quanto si possa credere, non trae la maggior parte dei propri profitti dall’e-commerce.

Per registrare numeri in ascesa, ha spiegato il Ceo Andy Jassy, Amazon ha progressivamente abbassato i costi di gestione e ha potenziato l’ecosistema dei servizi Prime, un pacchetto di facilitazioni riservate a chi paga un canone annuale e che prevede, tra le altre cose, spedizioni gratuite e accesso a contenuti streaming. La morale è lineare: per contrastare una contrazione dell’utile operativo di Amazon Web Services, Amazon ha lavorato per incentivare i numeri degli altri servizi che eroga.

Apple è alle prese con un calo di vendite degli iPhone e ha subito una diminuzione del fatturato, che si è assestato a 81,8 miliardi di dollari (-1,4% rispetto al secondo trimestre del 2022). L’utile netto è salito del 2%, arrivando a 19,9 miliardi di dollari. La differenza, ancora una volta, l’hanno fatta i servizi i quali, in crescita dell’8%, hanno permesso di restituire conti che hanno migliorato le attese degli analisti i quali, cifre alla mano, avevano stimato ricavi per 81,69 miliardi e un utile per azione di 1,19 dollari contro quello pagato da Apple di 1,26 dollari.

Meno hardware, più software e servizi

Una conseguenza di questa metamorfosi la potremo osservare nei prossimi mesi. È facile immaginare che i grandi produttori di smartphone proporranno meno modelli nuovi e lo faranno con una periodicità diluita. Fino a oggi l’unica azienda in grado di imporsi sul mercato con un nuovo smartphone l’anno è Apple, le altre ne sfornano molti di più ma, se la differenza la faranno i servizi, a fare stato saranno i sistemi operativi con i quali questi sono compatibili (o retrocompatibili) e la lotta ingaggiata dall’hardware – che ha un peso economico e ambientale – dovrebbe cominciare una progressiva ritirata. Il calo di vendite di iPhone mostra in modo brusco che la festa non può durare per sempre.

Questo vale anche per il mondo dei personal computer: la virtualizzazione dei desktop è un mondo a tendere.

Sarà possibile usare un pc virtuale a prescindere dallo strumento con il quale ci si collega e questo, al di là di qualche inevitabile svantaggio, permetterà di non dovere cambiare personal computer di quando in quando per renderlo utilizzabile con software e sistemi operativi più esigenti in termini di risorse hardware.

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