Dalla Brianza a tutto il mondo le viti Brugola a difetto zero

Sono utilizzate dalle principali case auto per stringere i componenti dei motori. Un'azienda sana e solida

Dallo stabilimento di Lissone escono 1,6 miliardi di viti all'anno a incavo esagonale: le cosiddette brugole. Un numero impressionante, tutte destinate all'industria dell'automobile, in ogni parte del mondo. Su 88 milioni di motori prodotti ogni 12 mesi dal settore, 23 milioni sono stretti insieme grazie alle viti che escono dallo stabilimento di Lissone, al quale si è appena affiancato quello del Michigan. È come dire che circa un'auto su quattro, in ogni continente, monta prodotti della Oeb, Officine meccaniche Brugola. Le sue sono viti «critiche», prodotte secondo tolleranze strettissime, capaci di resistere a un alto carico di lavoro. Una delle caratteristiche che le rende uniche è poi l'elasticità, che è rappresentata dalla capacità del filetto di resistere alle sollecitazioni e alle vibrazioni di un motore. Anche la durata nel tempo dev'essere assicurata, almeno per i 100-150mila chilometri che vengono macinati, mediamente, da un'automobile. C'è un solo concorrente a un livello paragonabile, ed è la tedesca Kamax, con la quale in passato c'è stato anche un contrasto legale relativo a un brevetto: dal quale alla fine è uscita vittoriosa l'azienda brianzola.

Le viti Oeb sono di qualità eccellente, con un rischio di difetto pari a zero: in una parola, è la perfezione, garantita da un processo molto meticoloso, quasi ossessivo, che passa attraverso ogni fase della produzione. Già la vergella ovvero la materia prima d'acciaio dev'essere di ottimo livello qualitativo. Questa poi passa alla lavorazione, allo stampaggio, alla tempra nel forno per rafforzare la resistenza, al rullaggio per la filettatura, ai trattamenti di finitura e al rivestimento finale. La verifica del prodotto viene fatta due volte, sulla base di otto diversi parametri. Così si raggiunge il 100% di sicurezza, e il rating certificato presso i clienti è A+. E non potrebbe essere altrimenti, visto che se nella fabbrica-cliente una vite sparata da un robot dovesse essere difettosa, tutta la linea di montaggio si fermerebbe, con danni immaginabili.

I clienti sono i più grandi gruppi mondiali dell'automobile: Ford e Volkswagen, da soli, assorbono l'80% della produzione, il 10% va a Renault, il 5% a Gm e a Opel, il restante 5% serve i ricambisti. Nei prossimi anni è prevista un'ulteriore crescita, rispetto agli attuali 130 milioni i ricavi del 2016, perché sono stati acquisiti di recente due nuovi marchi di altissimo prestigio, Bmw e Mercedes. Lo scopo principale era quello di compensare nello stabilimento di Lissone i cali di produzione provocati dall'apertura del nuovo stabilimento nel Michigan.

Oggi l'azienda è sana e solida, con lo sguardo puntato al futuro. Ma nel 2009, travolta dalla crisi dell'automobile, ha visto crollare i ricavi del 30%. Numeri migliori di quelli dei concorrenti, ma in grado di mettere seriamente in difficoltà chiunque. La fase è stata superata grazie a negoziazioni con le banche e a una ristrutturazione del capitale, nel quale è entrato nel 2011 il Fondo italiano d'investimento, che ha acquistato il 15% per 7,5 milioni. Jody Brugola possiede il 64%, mentre la quota restante appartiene storicamente a due famiglie locali, Fontana e Agrati.

Poi, negli ultimi anni, l'azienda si è rimessa a correre cavalcando la ripresa dell'automotive, primo settore industriale del mondo. Appena arrivato al comando, nel 2012, Egidio junior si è dato alcuni obbiettivi molto netti: alzare i margini, tagliare le inefficienze, alzare la qualità, selezionare i fornitori.

Le linee e gli uffici sono stati attrezzati con tecnologie meccaniche, digitali e informatiche di ultima generazione. E poi, constatando che il mercato e il conto economico richiedevano più presenza internazionale, ha imboccato la via degli Stati Uniti.

PStef

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