Bye bye all'Europa La Gran Bretagna brinda alla svolta

Votata e rivotata, con Boris Johnson diventerà realtà nel 2020

Bye bye all'Europa La Gran Bretagna brinda alla svolta

È entrata pure nel vocabolario dei bambini. Come se non fosse bastato aver ossessionato gli adulti, la Brexit è parola dell'anno 2019 per gli Oxford Children's Dictionaries. Usata il 464% delle volte in più rispetto al 2018 e in modo appropriato anche dai piccoli, che si sono pure ingegnati a proporre soluzioni. Ma ora è arrivato Santa Claus Boris a recapitare il regalo più atteso e desiderato sotto l'albero di Natale. Brexit sia, votata entro il 25 dicembre, per diventare realtà entro il 31 gennaio 2020. Fine dell'incubo. Il Regno Unito dice bye-bye all'Unione Europea, si riprende la sovranità e il controllo delle frontiere e chiude una volta per tutte la tribolata relazione con il Vecchio Continente.

Londra sarà meno europea? Poco importa alla maggioranza degli inglesi, perché il Regno Unito è prima di tutto affare del mondo. Da sempre nella top ten delle grandi economie globali, calamita per milioni di studenti e lavoratori ogni anno, il Paese da ora in poi tornerà a guardare al pianeta intero più che a noi, suoi dirimpettai. È la magia del nuovo Re d'Inghilterra, Boris Johnson. Incoronato per aver saputo restituire agli inglesi quello che di più prezioso hanno: orgoglio e pragmatismo, qualità che sembravano finite sotto il camion del referendum del 2016.

«Il successo è la capacità di passare da un fallimento all'altro, senza perdere l'entusiasmo» diceva Churchill. Ora si torna in pista, più galvanizzati che mai. Obiettivo: ricucire le ferite di un Paese lacerato, che in questi tre anni e mezzo ha smarrito la direzione e la gloria delle sue istituzioni. E ancora: iniettare fiducia, nei mercati e nella testa degli inglesi.

La City ha già brindato e si sa che la festa nel miglio quadrato vuol dire che le premesse e le promesse lasciano ben sperare. E a noi europei cosa resta? Un po' di amaro per l'addio, un passaporto e un visto elettronico in tasca per rimettere piede nel Regno, qualche ostacolo in più per andare a viverci e a lavorare (ma non per restare, se si è lì da un po'). Poi però anche la certezza che Londra e il Regno di Sua Maestà sono orgoglio british ma patrimonio di tutti. Abbey Road e le minigonne, Shakespeare e Harry Potter, James Bond e Bridget Jones, il calcio e il tè.

Semmai la Scozia ci mettesse lo zampino, per rovinare la festa agli inglesi, a loro basterà che si ricordino ancora di lui, l'ex primo ministro e gigante del XX secolo: «Se stai attraversando l'inferno, fallo a testa alta».

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