Il cacciatore sparò un colpo, uno solo

Il cacciatore sparò un colpo, uno solo

di Thomas Francis McGuane
Durante la stagione degli uccelli, i cani si corrono dietro in cerchio nella mia cucina, i giubbotti giacciono accatastati nell’ingresso, le tubature sono intasate dalle piume, e i cacciatori cercano rimedi per il malessere dentro un frigorifero. Dato che lavoro di giorno, osservo con una certa malizia queste presenze, cercando di capire chi farà e chi non farà una buona caccia.
Quest’anno è stato leggermente differente perché Dan Ashaway è arrivato gravemente malato. Eppure questa mattina, sembrava essere quasi l’unica persona lucida in cucina. Ha contribuito a preparare l’ampia colazione a base di pasticcio di gallo, uova, succo di frutta, e caffè. Quei miserabili di Bill Upton e suo fratello, Jerry hanno caricato i cani e sono partiti a un’ora criminalmente presta. Ho spinto via alcuni piatti e mi sono acceso un sigaro per la colazione. Dan ha versato il caffè e si è seduto. Cacciamo uccelli insieme da anni. Io vivo qui e Dan arriva in volo da Philadelphia. In ogni caso, quello mi è sembrato il momento.
«Quanto stai male, Dan?» ho chiesto.
«Temo che non guarirò», ha detto Dan, in modo diretto, alzando e abbassando le mani sui braccioli della sedia. Tutto qui. «Beh, andiamo», ha detto poi.
Abbiamo preso i cani di Dan, dopo che lui ha insistito per questo. Loro sono saltati sulle cassette di alluminio sul retro del camion quando lui ha detto «Forza»: Betty è una femmina per metà bianca e per metà di un rossiccio bruno, mentre Sally ha il viso volpino e striato. Questi erano - o farei meglio a dire sono - i due vecchi pointer privi di addestramento, a cui Dan faceva trovare e recuperare gli uccelli senza nemmeno bisogno di un richiamo.
Mentre abbiamo guidato verso Roundup, tutti i miei pensieri sono stati rivolti all’importanza che aveva essere vivi. Era una consapevolezza strana eppure felice.
***
Ogni volta che la strada sterrata saliva, il paesaggio cambiava. Per lungo tempo abbiamo costeggiato un torrente verdastro, ricoperto da salici, poi il torrente è proseguito sotto un ponte, e noi siamo saliti verso nord. Quando siamo ritornati in piano, il paesaggio davanti a noi ci è sembrato sconfinato: un’immensa prateria dai contorni indefiniti come quelli del mare. C’erano montagnette che emergevano qua e là dalla superficie e gole dove tra la boscaglia scorreva un fiumiciattolo. Non ci abbiamo pensato su e ci siamo fermati, lasciandoci il camioncino alle spalle. Dan ha sorriso e ha detto: «Ecco il posto per farsi una dormita eterna».
***
Poi non sono riuscito a frenarmi. «Che cosa significa che non migliorerai?».
«È la verità, vecchio mio. Ma, ascolta, ora non voglio pensarci. Per cui non cominciare».
Ero arrabbiato con me stesso. A tutti tocca andarsene, ho pensato. È come aspettare che scatti un allarme, quando è troppo buio per leggere il quadrante. Guardando il grande petto di Dan proteso nelle sue bretelle da poliziotto, era quasi inimmaginabile che esistesse qualcosa che potesse renderlo polvere. Ma mi ero parecchio sbagliato anche su questo.
Un piccolo antilope solitario si è fermato e ci ha guardato da lontano. Dan ha messo il suo cappello sulle canne dell’arma e si è avvicinato allo stupido animale a una trentina di iarde prima che questi sbuffasse e corresse via. A volte ci è capitato di trovare gli ostacoli per le antilopi costruiti dagli indiani, di solito non molto lontano dalle trappole per le aquile, cose intelligenti fatte da mani vitali. C’erano vecchie cassette di cartucce accanto al fiume, che giacevano nella sporcizia, calibro 45-70 - forse una rissa, forse un vecchio allevatore che aveva cacciato un’antilope con un fucile da cavalleria. Chi lo sa. Un miraggio tremolante è apparso a sud, blu e cinto dalle colline distanti. Tutto intorno a noi la prateria brulicava di vita. Ho cercato di immaginarmi gli indiani, i soldati. Quasi li vedevo. Se ne erano andati o no?
«Non so se voglio farlo».
«Prima troviamoli», dissi. Avrei avuto un sacco di tempo, in seguito, per pensare a quella frase.
Dan ci ha riflettuto su e poi ha detto: «Questo è interessante. Li troveremo e decideremo se vogliamo farlo o lasciar perdere». I pointer si sono alzati, hanno stiracchiato la schiena, guardato verso di noi, dimenando la coda, e poi sono andati a sdraiarsi di nuovo vicino al torrente. Poi ho avuto una sensazione strana. Dan si è fatto silenzioso. Fissava verso l’orizzonte. Dopo un minuto, un sorriso gli ha attraversato di colpo il viso. Ecco che cosa stavano guardando i cani. Siamo scattati subito in piedi e ci siamo mossi.
«Ecco», ha detto Dan, ai cani o a me - questo non l’ho capito. Betty e Sally sono scattati in avanti, correndo nel vento. Betty è stata quella che è andata a passo più spedito. Sally ha fiutato meticolosa il terreno. Riuscivo quasi a sentire il piacere di Dan nel vedere i suoi cani, di razza, belli e veloci.
«Quando porti a caccia queste bestie», ha detto, «devi dar loro da mangiare hamburger, uova, pancetta, insieme a quelle crocchette che mangiano di solito. Nei giorni davvero caldi devi metter loro degli elettroliti nell’acqua. Betty entra in calore nel mese di aprile e ottobre; Sally a marzo e settembre. A Sally viene un po’ di febbre e con l’alta temperatura per la prima settimana e mezza non le si può portare a caccia. Le faccio sempre restare in casa. A inizio agosto metto loro addosso un’imbrigliatura da cavallo per tenerle in forma. Sono state entrambe cavalcate».
Ho cominciato a sentirmi stordito e stanco. Forse la vita non è qualcosa che perdi alla fine di una lunga battaglia. Ma non ci ho pensato e mi sono detto, Queste cose possono continuare ancora e ancora.
Sally si è lanciata sopra una infossatura. Betty ci è entrata dentro ed è risalita dall’altra parte. C’era un’ombra che si muoveva in mezzo all’erba più profonda. Sally si è bloccata proprio sul bordo, e Dan ha agitato la mano verso Betty. Lei è arrivata dall’altra parte, ha annusato, è strisciata dentro e ha puntato.
Dan mi ha sorriso. «Augurami buona fortuna», mi ha detto. Poi ha preso la sua pistola, si è avvicinato al bordo, ed è scomparso dalla vista.

Sono rimasto seduto per terra fino a quando non ho sentito lo sparo. Dopo un po’ lo stormo si è alzato in volo, otto uccelli scuri che si sono allontanati verso l’alto. Ho fatto un fischio ai cani, poi ho cominciato a dirigermi verso il camion.
Traduzione: Nicola Manuppelli

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