Mario Talamona
Buonanima di Fortebraccio, se ci sei batti un colpo! Fortebraccio era lo pseudonimo del micidiale corsivista de lUnità di altri tempi, lex deputato dc Mario Melloni, che riservava ai nemici di classe e del Pci lepiteto di lorsignori. Dopo lumiliante autocritica di Carlo De Benedetti per laccordo con Silvio Berlusconi nella CdB Web Tech per il rilancio di imprese industriali in difficoltà, e dopo il passo indietro al quale lIngegnere è stato indotto dai girotondi dei suoi seguaci politici e dallammutinamento della sua flotta editoriale, non è forse inutile chiedersi chi sarebbero, oggi, i lorsignori.
Limmagine di un capitalismo, di uneconomia e dunque di una democrazia a sovranità limitata (anzi, autolimitata) ne esce con tratti degni della matita espressionista di un Grosz. Proprio nel momento in cui rimonta, ad arte, una «questione morale» allinsegna di sospetti ed intrecci tra finanza, economia, politica e mezzi di comunicazione, un veto politico così assordante e implacabile ad unoperazione di mercato su una società quotata in Borsa non si era mai sentito.
Mentre si chiede di delineare senza reticenze unimmagine aperta e trasparente del nostro sistema economico-finanziario davanti ai mercati, perché sia capace di competere in base a questi principi e secondo queste regole condivise dalla comunità internazionale, il caso De Benedetti offre la più preoccupante delle smentite. Così brutale da aiutarci a capire meglio il senso di «una certa concezione del capitalismo italiano» richiamata da Eugenio Scalfari su Repubblica, riaccogliendo lIngegnere dopo la sua esemplare lettera di abiura.
Non cè da ridere per questo minaccioso aggettivo («esemplare»), né per i sostantivi (quella «certa concezione del capitalismo italiano»), al di là dellepisodio specifico. Non si tratta infatti, che sarebbe già malinconica, di Quella faccia un po così... di una celebre canzone di Paolo Conte, ma precisamente di quella del capitalismo italiano. Sui ritardi storici del quale si discute da decenni, anzi da secoli. Però adesso almeno si capisce perché, se non li superiamo mettendo la prua sul mare aperto del mercato globale, non possiamo essere competitivi, e sappiamo che se non saremo competitivi non potremo crescere né preservare per molto il nostro tenore di vita. Siamo a una fase cruciale di transizione in mezzo alla quale stanno gli scogli e le sirene di una conservazione minacciosa e suicida. Dietro i boati delle interferenze politico-ideologiche del circo mediatico si delinea appunto una concezione del capitalismo, della finanza e delleconomia del tutto opposta alla separatezza degli interessi e dei ruoli, allindipendenza delle funzioni e alle regole del mercato.
Daltra parte, le incursioni a gamba tesa della magistratura nel (per quanto inadeguato) funzionamento dei mercati, delle società e della Borsa fermano limmagine di un capitalismo a sovranità (auto)limitata, con intrecci addirittura urlati fra politica e finanza, nella silhouette un po repellente di un sistema sorvegliato speciale.
Piacerà di più agli investitori internazionali? Darà più fiducia a noi e a loro? Dal giudizio di Standard & Poors non si direbbe proprio. Ma come si fa a non dar ragione a Berlusconi quando denuncia che il mercato è bloccato o almeno che «così tanto libero non sia»? Sarebbe ragionevole che, parlando di trasparenza, non si dovesse pensare al buco della serratura.
Si può anche ritenere che «il comportamento protezionistico, anticompetitivo e parziale tenuto dagli attuali vertici della Banca dItalia di fronte alle Opa di banche straniere ha gravemente incrinato la fiducia degli operatori nei confronti della Banca centrale e seriamente ferito limmagine del nostro Paese allestero» (come hanno scritto domenica scorsa sul Sole 24 Ore due economisti come Alberto Alesina e Luigi Zingales, questultimo coautore di un brillante libro: Come difendere il capitalismo dai capitalisti).
Anche se la ragione ultima dellatteggiamento di Antonio Fazio al riguardo sta, forse a torto, nel suo radicato scetticismo verso i benefici netti delle fusioni bancarie transfrontaliere, come del resto egli stesso ha scritto nelle Considerazioni finali del 31 maggio scorso.
Difendere il capitalismo, d'accordo: purché gli equilibri non si tocchino...
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