Fausto Biloslavo
da Tallil (Irak)
Duemila tesori archeologici recuperati, una cinquantina di tombaroli arrestati e 140 guardie irachene addestrate per difendere i siti, dove affiorano le vestigia del passato nella provincia di Dhi Qar, sono i dati dello sforzo dei carabinieri italiani nel preservare il patrimonio storico iracheno. Non solo: grazie a foto satellitari e ricognizioni aeree è stata creata la mappa dei siti archeologici, in gran parte saccheggiati, che servirà a realizzare linnovativo progetto del «Museo virtuale di Bagdad» finanziato con tre milioni di euro dallItalia. I tesori del passato saranno esposti su Internet e le città sumere rinasceranno al computer, come Roma antica nel film il Gladiatore.
I carabinieri di «Antica Babilonia», la missione militare in Irak, hanno già preparato accuratamente 140 guardie archeologiche irachene sulle 206 in servizio nella provincia di Dhi Qar. «Le addestriamo ai sistemi di sorveglianza dei siti, alla repressione del saccheggio dei beni culturali del Paese e alla catalogazione dei reperti archeologici sequestrati», spiega orgoglioso il maresciallo Salvatore Simone, che in patria fa parte della sezione antiquariato del reparto operativo dellArma.
Il sesto corso, composto da venti guardie archeologiche, si è appena concluso con un diploma consegnato dal governatore della provincia di Dhi Qar, presso il museo di Nassirya ristrutturato dagli italiani. «La civiltà irachena è stata distrutta dalla politica del passato regime. Saddam ed i suoi figli hanno svenduto e contrabbandato il nostro patrimonio storico», sostiene Saady Udah Zaidan, uno dei poliziotti archeologici neodiplomati.
I saccheggi generalizzati, che colpirono anche il famoso museo di Bagdad, erano esplosi al crollo del regime, nel 2003. Ancora oggi i tombaroli rovistano nei siti archeologici a caccia di monili doro, pietre preziose o ricercate tavolette sumere incise con la prima scrittura a caratteri cuneiformi. «Usano pala e piccone spaccando tutto, a cominciare dalle anfore che contengono le ossa dei defunti ed i loro preziosi beni personali», spiega Simone. Dal 2003 i carabinieri hanno recuperato circa duemila reperti iracheni, comprese 300 tavolette sumere sequestrate in Italia. I tombaroli sono pagati 50 euro a reperto, una miseria, poi il ricettatore di Nassirya rivende la merce a Bagdad per un centinaio di euro. Dalla capitale i reperti vengono contrabbandati in Giordania, il grande centro di smistamento per lEuropa.
In Germania, Svizzera e Austria i tesori trafugati sono «riciclati» con nuovi attestati di provenienza ed entrano nel mercato occidentale dellantiquariato. A questo punto la tavoletta sumera pagata un tozzo di pane al tombarolo di Nassirya vale un minimo di 1000 euro.
Il contingente italiano in Irak ha utilizzato anche gli aerei senza pilota Predator per fotografare larea dei siti archeologici e catalogarli, con tanto di indici di saccheggio. «Nella provincia di Dhi Qar i siti sono 621 e attorno ad alcuni sono state erette torrette di guardia per diminuire i saccheggi», dice il maresciallo Simone.
La mappatura dei siti, le foto satellitari e le ricognizioni aeree del contingente italiano vengono utilizzati in questi giorni da una missione del Centro nazionale ricerche (Cnr), che si avvale della consulenza di Giovanni Pettinato, uno dei più grandi esperti di civiltà sumera al mondo, che legge le tavolette cuneiformi come noi sfogliamo il giornale. «Il progetto Museo virtuale di Bagdad prevede di ricostruire su internet le tombe, le città e anche i sacrifici umani dellantica civiltà sumera con particolari programmi di animazione», racconta Silvia Chiodi, del Cnr, a pochi passi dalla Ziggurat, la famosa torre della città di Ur, dove la leggenda vuole abitasse Abramo.
Lidea è di riproporre almeno otto sale virtuali del museo di Bagdad con reperti famosi come lelmo doro di Meskalamdug, un re sumero del 2400 avanti Cristo.
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