CARLO INFELICE

Poi, magari, lo sciopero viene revocato all’ultimo minuto. Poi, magari, va tutto bene e ne esce uno spettacolo migliore della prima della Scala. Poi, magari, ce la fanno a mandare via il sovrintendente Gennaro Di Benedetto, che è l’unica salvezza del teatro e non l’unico male come credono loro. Poi, magari, su carta intestata del teatro, ne uscirà un’altra lettera per puntualizzare quello che scrive il Giornale e solo il Giornale.
Ma, credo che sia il caso di dire basta. Non è possibile che, ogni volta, ad ogni opera, ad ogni concerto, ad ogni balletto, prima della prima, saltino fuori gli annunci di sciopero, le proteste e le rivendicazioni dei lavoratori del Carlo Felice. Con tutto il conseguente teatrino e le dichiarazioni giustamente indignate del sindaco Marta Vincenzi che dice che «non si può andare avanti così».


Per una volta, sono d’accordo con Marta. Ma sul serio, nel dare un significato letterale alle sue parole. Piuttosto che andare avanti così, meglio chiudere. Meglio staccare la spina.
È una provocazione. È una provocazione?

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