Carta canta Il mondo dei bibliofili

Non stiamo a ripetere l’antica lezione di Umberto Eco secondo la quale il libro è un’invenzione perfetta, al pari della ruota o del coltello, che non necessita di perfezionamenti: si legge sempre e ovunque, senza bisogno di fonti di energia, si porta in tasca, è economico, è tutto sommato resistente. Non lo ripetiamo. E non rilanciamo neppure i dubbi di molti professori, e padri, sulla proposta del ministro Francesco Profumo (nella foto) di sostituire i manuali scolastici con i tablet. E non vogliamo istillare il dubbio - pensando alla contrapposizione fra i conservatori dei vecchi libri di carta da un parte e i rivoluzionari delle nuove tecnologie dall’altra - che fra tradizione e innovazione a volte vince la prima. Per stare nel mondo dei libri: da quando è nato l’inserto multitasking «La Lettura» del Corriere della sera, il vecchio «Domenicale» del Sole24 Ore ha aumentato le copie... Non diremo tutto questo.
Diremo solo che, al di là dei dibattiti sulla morte del libro cartaceo e la nascita di quello elettronico, l’e-book in Italia è confinato in percentuali (per ora) ridicole, cose da zero virgola. Al confronto la quota di mercato del libro antico - incunaboli e cinquecentine et cetera - è dieci volte superiore. Comunque.
Comunque, a testimoniare la vitalità dei libri “di una volta”, c’è un’aggiornata bibliografia di «libri sui libri». Volumi che parlano di quello strano oggetto di carta che ancora ci si ostina a scrivere, stampare e vendere, ad esempio.
Ad esempio, tra i più recenti, Fare i libri, un volume dell’art director Riccardo Falcinelli che ripercorre dieci anni della casa editrice minimum fax (che lo pubblica), spiegando quanto è importante la cura editoriale, anche grafica: la scelta dei colori, delle illustrazioni, dei caratteri di stampa... Perché, chi l’ha detto che un libro non si giudica dalla copertina?
E, a proposito, chi l’ha detto che i libri si devono leggere e basta? Si possono anche sfogliare, desiderare, collezionare, regalare... Si possono Toccare i libri come insegna Jesús Marchamalo nella sua «Passeggiata romantica e sensuale tra le pagine» (sottotitolo) edita da Ponte alle Grazie, nella quale ci si chiede: quanti libri è possibile leggere in una vita? In che modo disporli? Bisogna leggerli tutti, o alcuni sono fatti apposta per non esserlo?
Libri letti, riletti, e illeggibili. Come quelli inventa(ria)ti da Pablo Echaurren nel suo libro-catalogo Gli introvabili (pubblicato da Biblohaus con l’introduzione dell’inguaribile bibliofilo Andrea Kerbaker) dedicato ai titoli più strani del Futurismo. Più che libri, mirabiblia.
Per il resto, c’è chi come Antonella Agnoli ritiene che i libri rimangano insostituibili nella diffusione del sapere anche nell’epoca dei festival letterari (sempre uguali, con gli stessi ospiti, per gli stessi lettori): Caro sindaco, parliamo di biblioteche, Editrice Bibliografica.

E chi, come Bruce McCall, è invece umoristicamente convinto che esistano molte cose che si possono fare con questo ammasso di poltiglia d’albero rilegata che chiamiamo «libro», oggi che ormai non si legge più. Così tante da riuscire persino a riempirci, guarda caso, un libro. Questo: 50 cose che puoi fare con un libro (L’Ancora del Mediterraneo). Per esempio, chiuderlo.

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