Adalberto Signore
da Roma
Lintervista di Piero Fassino a Repubblica («sì, ho fatto il tifo, ma restiamo un partito sano») sopisce solo in parte le polemiche interne allUnione sul caso Unipol-Ds ma accende ancor di più gli animi nella Casa delle libertà. Dove da Forza Italia a An, passando per Udc e Lega, tutti si scagliano contro la linea difensiva del segretario della Quercia, reo di «sfuggire» e «non dare chiarimenti sulla sostanza delle cose».
Secondo il coordinatore azzurro Sandro Bondi, «Fassino deve aver perso la testa se nella foga di difendersi dalle accuse, che peraltro gli vengono rivolte dal suo stesso schieramento politico, giunge ad affermare che pur di non perdere le elezioni siamo disposti a uccidere lavversario politico». Per Renato Schifani, invece, lintervista rilasciata ieri dal segretario ds è solo «un vano tentativo di normalizzazione, una dichiarazione di fallimento». «Fassino - aggiunge il capogruppo al Senato di Forza Italia - è stato un vero referente, tanto esigente da far sentire Consorte obbligato a tenerlo informato». «Del resto - conclude - ci sono molti autorevoli suoi compagni ad accusarlo. A noi non resta che continuare a prenderne atto».
«A sollevare la questione morale nei confronti dei Ds per la vicenda dellOpa di Unipol su Bnl - spiega Fabrizio Cicchitto - sono stati gli alleati della Margherita, giornali come Corriere della Sera e Sole 24 Ore e alcuni esponenti del mondo economico-finanziario». E poi, aggiunge il vicecoordinatore di Forza Italia, è curioso che «con una sorta di singolare transfert psicologico» Fassino attribuisca agli altri «quello che il Pds ha fatto prima contro i cinque tradizionali partiti di governo e poi contro Berlusconi», e cioè «luso politico della giustizia per criminalizzare gli avversari considerati nemici da distruggere». «La sinistra - gli fa eco Antonio Tajani, capogruppo azzurro al Parlamento europeo - ha il dovere morale di fare chiarezza sulla vicenda Unipol. Siamo e restiamo garantisti, ma Prodi e lUnione non possono far finta che nulla sia accaduto». Laconico il commento di Paolo Bonaiuti, portavoce del premier e sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Fassino - dice ai microfoni del Tg3 commentando lintervista del segretario della Quercia - pensi ai problemi suoi e non dia ad altri colpe che non hanno».
Durissime anche le reazioni che arrivano da An, prima fra tutte quella di Francesco Storace secondo il quale «Fassino ha perso la testa» e la sinistra «sembra tornare al tempo dello scandalo Lockheed». «Anche allora - spiega il ministro della Sanità - cera una classe dirigente che urlava non ci faremo processare e poi abbiamo visto come è andata a finire». «Le parole di Prodi (il centrodestra è un Giano bifronte che sta portando avanti una campagna di aggressione, ha detto ieri il leader dellUnione, ndr) sono un delirio. È incredibile che lui e Fassino partano allarrembaggio della Casa delle libertà dimenticando completamente che è dallUnione che si sono levate le voci più critiche sul caso Unipol». Così, Storace ricorda come questa estate fu proprio il prodiano Arturo Parisi «il primo ad aprire la questione morale». «E ora - ironizza - lo vedo insolitamente silente, magari per un posto in Parlamento. Mi chiedo se abbia perso luso della favella o se gli abbiano imposto di non parlare». Lesponente di An, poi, critica il «codice etico che vorrebbe la sinistra» («gli serve per restare insieme visto che non si fidano più luno dellaltro») e attacca Massimo DAlema («nella sua crudezza, è stato lui stesso a dire che arriverà anche il suo tempo» e usciranno pure le intercettazioni tra lui e Consorte). Anche secondo Maurizio Gasparri «le autodifese di Fassino e DAlema non hanno convinto nessuno». E lo dimostra il fatto, aggiunge lesponente di An, che «anche giornalisti celebri di sinistra come Giampaolo Pansa chiedono maggiore serietà».
La posizione della Lega, invece, è riassunta dalleloquente titolo con cui ieri la Padania apriva la prima pagina: «Perché Fiorani è dentro e Consorte no?». «Il problema non è giudiziario - spiega il sottosegretario alle Attività produttive Roberto Cota - ma politico. A Berlusconi i Ds hanno sempre rinfacciato la presunta commistione tra politica e affari e oggi si scopre che non avevano alcun titolo per fare del moralismo».
E anche dallUdc arriva una durissima presa di posizione. Lorenzo Cesa, infatti, abbandona i suoi consueti toni misurati e punta il dito contro Fassino e Prodi.
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