La Cgil cede e firma l’accordo Alitalia si salva dal fallimento

Grazie alla mediazione del governo, Epifani fa dietrofront e accetta il piano di rilancio di Cai

La Cgil cede e firma l’accordo Alitalia si salva dal fallimento

da Roma

Il salvataggio di Alitalia con l’intervento di Cai è un’operazione quasi riuscita. Ieri il governo, grazie all’abile mediazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e dei ministri Sacconi, Scajola e Matteoli, è riuscito a conseguire tre importanti risultati.
Il primo è la sottoscrizione dell’accordo quadro sul piano industriale e della bozza contrattuale da parte della Cgil, soddisfatta su alcune questioni dalla cordata di Colaninno e soci. Il secondo è la riattivazione dell’offerta presentata da Cai al commissario straordinario di Alitalia Fantozzi. Il terzo risultato è diretta conseguenza del secondo: la licenza che consente alla compagnia aerea di operare è meno in pericolo in virtù delle prospettive di rilancio. Resta un ultimo punto da mettere in chiaro: l’adesione delle associazioni di piloti e assistenti di volo alla proposta. La fine del negoziato, originariamente fissata alle 20 di ieri sera, è stata prorogata alle 13 di oggi per consentire un definitivo allargamento del consenso.
L’intesa con la Cgil è stata raggiunta attraverso più fasi. A mezzogiorno a Palazzo Chigi è stata convocata una riunione ristretta tra il governo, Cisl, Uil, Ugl e il sindacato guidato da Epifani. Successivamente la riunione è stata allargata al presidente e all’ad di Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, e al commissario Fantozzi. L’escamotage per non imbarazzare le organizzazioni che avevano già siglato è stato stilare un verbale contenente i «chiarimenti», o come li ha definiti Sacconi «addendum».
Un po’ di tiramolla, comunque, c’è stato perché Epifani era riluttante ad apporre la firma sui due documenti originari. «Ma come, non ti fidi?», lo ha rassicurato Gianni Letta. E mentre il leader del sindacato rosso siglava, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ironizzava sulle ambiguità del collega asserendo: «La parola data è una sola».
Quando si stileranno i contratti dei dipendenti della nuova Alitalia ci saranno alcune integrazioni da recepire. In primo luogo, sarà ripristinato l’assistente di volo di seconda sul lungo raggio. In secondo luogo, per gli equipaggi è garantito lo stipendio invariato in caso di malattia per causa di servizio per i primi 8 mesi e fino a 12 non si perderà il posto. Ultimo ma non meno importante: saranno reimpiegate da Cai a tempo determinato fino a mille unità che abbiano prestato la propria opera negli ultimi tre anni per Alitalia o per Air One, con precedenza per i cassintegrati titolari di contratto a tempo indeterminato. Questa la chiave di volta insieme alla riapertura dei contatti con partner esteri (Air France-Klm e Lufthansa sono in pole).
Le intese iniziali non sono state stravolte. E il ministro del Welfare Sacconi in sala stampa sventola i fogli degli accordi siglati proprio per ribadire che «ci sono stati chiarimenti, ma non c’è un punto dove c’è stato un cambiamento». Il ministro dello Sviluppo Scajola, annunciando che Colaninno & C. hanno richiesto ad Alitalia di concludere il negoziato entro il 15 ottobre, rileva che nell’arco di 20 giorni «ci sarà la conclusione della vicenda con l’affidamento alla nuova compagnia». A quel punto, Cai potrà stringere «gli auspicati accordi internazionali».
Moderata soddisfazione anche nel fronte sindacale. «È stato sconfitto il partito del fallimento», ha rilevato Bonanni, mentre Epifani ha messo in evidenza «che si può essere responsabili e fare buone cose» sottolineando come la sua opera sia stata determinante per la difesa degli stipendi dei dipendenti. Ognuno, ovviamente, ha difeso la bontà del proprio operato. Anche chi, come Epifani, fino a martedì era dalla parte delle associazioni professionali contrarie a Cai. Il leader cigiellino però ha osservato che, in caso di ulteriore rifiuto da parte delle altre sigle, servirebbe «un meccanismo democratico di convalida», cioè un referendum che metterebbe in difficoltà la minoranza «qualificata» dei piloti.
«Sicuramente dovremo ancora lavorare, per ora non c’è nessun risultato. Dobbiamo far tornare Alitalia una grande impresa», ha detto il presidente Anpac Fabio Berti, per ben due volte riunitosi con il governo ieri pomeriggio. Anpac e gli altri dovranno decidersi. È notorio che retribuzioni e rappresentanza sindacale unitaria non soddisfino categorie finora molto influenti. Senza la sponda Cgil strappare ulteriori concessioni sarà difficile.

Non è rassicurante però che non abbiano firmato il piano industriale sul quale è impossibile mediare. Il premier Berlusconi ieri ha proseguito l’opera di convincimento su Berti. Il rischio sciopero sussiste, ma dopo le 13 l’isolamento non gioverà.

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