C'è il progetto, ci sono trecento mila euro e c'è anche la ditta dei lavori, ma la chiesa di San Giovanni Battista di via Prasca a Quarto, resta chiusa: causa crollo. E i parrocchiani aspettano. Veramente aspettano dal luglio del 2003, quando venne chiusa per il distaccamento di una parte del tetto dell'abside e della balaustra antistante l'altare. Così 9mila fedeli da quasi quattro anni sono costretti a traslocare nella chiesa dei Salesiani, che gentilmente, accoglie la comunità cattolica di San Giovanni Battista.
«Non riusciamo a capire perché mai ci voglia così tanto tempo per iniziare il recupero di una chiesa tanto bella e a noi tanto cara - dichiarano alcuni parrocchiani -. Sono anni che aspettiamo, promettono, promettono, mai poi alla fine siamo sempre punto e a capo. È ora che qualcuno si prenda le dovute responsabilità e riporti la chiesa al suo antico splendore». L'inizio dei lavori era stato annunciato per giugno dell'anno scorso, poi rimandato a settembre, poi a ottobre e oggi la data è ancora da destinarsi. Nel frattempo il cantiere che non c'è, lascia spazio alle erbacce che avanzano sull'artistico sagrato caratterizzato da un ciottolato bianco e nero tipicamente genovese. Eppure come spiegano alcuni fedeli ben informati: «Il progetto esiste ed è stato approvato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria. È stata indetta una gara di appalto e scelta una ditta di Savona per i lavori». Conferma tutto il parroco don Luciano Divona, amareggiato non poco, per la situazione creata e per i disagi dei tanti fedeli di Quarto.
«Comprendo il rammarico dei parrocchiani ma non vorrei che si pensasse che ci sia stata negligenza da parte mia o della Curia - spiega don Luciano -. È da luglio del 2003 che va avanti questa storia, esattamente dal momento del crollo e ancora non riesco a comprendere come mai siamo ancora al punto di partenza. Parlano di lentezza burocratica ma intanto la nostra chiesa resta chiusa e a farne le spese sono solo i tanti fedeli».
Eppure questo piccolo gioiello romanico dell'anno Mille - diventato monumento nazionale nel 1929 -, conta all'attivo tre diversi progetti. Il primo nel 2003 presentato dall'ingegnere Corradi, approvato in un primo momento dalla Curia e poi annullato; il secondo quello dell'ingegnere Montaldo anche questo bocciato; e poi il terzo quello dell'ingegnere Lagomarsino che può dirsi definitivo.
Regolarmente approvato dalla Soprintendenza prevede uno stanziamento di 300mila euro per il consolidamento della chiesa; la gara di appalto è stata indetta e scelta una ditta di Savona per i lavori, insomma è tutto pronto. Si dovrebbe (l'uso del condizionale è d'obbligo in questo caso) procedere alla messa in sicurezza di una parete, parte dell'altare e anche le volte delle tombe che sono sotto il pavimento della chiesa e ripulire il sagrato.
«E pensare che al recupero della chiesa anche il Fondo Ambiente Italiano (Fai) si era interessato - aggiungono ancora i parrocchiani -, ma poi visto l'attenzione dimostrata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, ha preferito fare un passo indietro.
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