Cronaca locale

Il Codice

Si presentò a Ludovico il Moro vantando, a buon diritto, credenziali di ottimo ingegnere ed esperto di opere di fortificazione. Di questo lo Sforza aveva bisogno per rinfrancare la sua autorità e su quello Leonardo puntò, tralasciando, nella sua lettera di intenti, di essere all’occorrenza anche pittore, poeta, scienziato e pure musicista: una mago del marketing si direbbe oggi.
Un genio si dice di lui da secoli. Tutto lo avocano a sè e, un po’ come le mille patrie di Omero, ognuno vorrebbe dargli una casa. A Milano, dove Leonardo lavorò dal 1482 al 1500, il legame è manoscritto nelle oltre mille pagine del Codice Atlantico, frutto dei suoi studi per la committenza del Moro, complici il suo ingegno rinascimentale e una fantasia irripetibile. Il codice è conservato all’Ambrosiana, di rado è stato visibile in originale, ma con la recente sfascicolazione dei 12 volumi finalmente lo sarà, grazie ad un progetto, ambizioso quanto curato, che dal 10 settembre porterà in tour per i prossimi sei anni i 1119 fogli che sono la raccolta più grande del mondo di disegni leonardeschi. «L’Atlantico ne conserva ben 2300, la regina d’Inghilterra con il codice Windsor e Bill Gates con l’Hammer ne hanno meno», sintetizza Monsignor Franco Buzzi, prefetto dell’Ambrosiana e regista del progetto «Maestro Leonardo, fiorentino in Milano», assieme a Giorgio Ricchebuono presidente della fondazione Federico Borromeo presso l’Ambrosiana e al Cavaliere Emilio Zanetti per Ubi Banca, attento sponsor anche di questa che sarà davvero un’impresa nel tempo e nello spazio. Fino al 2015 saranno, infatti, due le sedi espositive: l’Ambrosiana e Santa Maria delle Grazie. Leonardo ingegnere ritroverà così Leonardo pittore del Cenacolo, ma anche un altro collega, quel Bramante che negli stessi anni in cui Da vinci affrescava l’ultima Cena, lavorava a pochi metri da lui, alla tribuna e alla Sagrestia del chiostro delle Grazie. «Le vite dei due maestri del Rinascimento si sono incrociate anche mentre Bramante lavorava in S. Maria presso San Satiro e Leonardo studiava la planimetria della chiesa superiore ed inferiore di San Sepolcro», ricorda Buzzi. La mostra esporrà, a rotazione ogni tre mesi, cinquanta fogli del codice, per un totale di 24 esposizioni diverse. Anche le due sedi saranno una novità: l’Ambrosiana infatti rivoluziona il suo percorso espositivo aprendo due sale inedite. Nella prima la professoressa Pinin Brambilla, già restauratrice del Cenacolo, sta ultimando i lavori sul grande affresco del Cristo coronato di spine di Bernardino Luini: qui «scenderà» dalla Pinacoteca ambrosiana il Musico di Leonardo e qui si trova anche la grande interpretazione seicentesca di Andrea Bianchi detto il Vespino di un’ultima cena che gli fu commissionata proprio per fissare nella memoria il cenacolo vinciano, che già andava «perdendo il suo smalto». Questa sala farà da ingresso alla sala federiciana, ribattezzata Aula leonardi, sede delle teche supertecnologiche che ospiteranno le pagine del codice. Questa sala della biblioteca è stata raramente visitabile e con i suoi volumi e gli arredi lignei ricostruiti dopo il bombardamento del ferragosto 1943, costituisce una suggestiva «culla» per l’Atlantico. Chi vorrà visitare la Pinacoteca lo potrà fare con lo stesso biglietto e poi uscirà su piazza San Sepolcro dove sarà anche un punto ristoro. L’altra grande novità è in Santa Maria delle Grazie: Buzzi e Ricchebuono ricordano «la notte di pioggia e vento» quando bussarono alla porta dei Domenicani di corso Magenta, proponendo l’idea e trovando immediato accordo per sistemare le altre teche con il codice nella Sacrestia che Bramante immaginò nei suoi disegni.

Anche questo ambiente è quasi sempre chiuso al pubblico: ora l’allestimento curato da Alberto Sempi, Maniquie Bosco su consulenza di Daniel Libeskind ne prevede la rinascita con un’illuminazione ad hoc che valorizzi le pagine del codice e illumini le volte dove si roncorrono i nodi leonardesci o bramanteschi che chiudono l’ideale abbraccio fra i due grandi del Cinquecento.

Commenti