Il commento Ma ora Goldstone scriva un altro rapporto. Vero

Caro giudice Goldstone, perdoni se ci ritorno sopra, a me non è bastato, anche se l’ho apprezzato, il suo articolo sul Washington Post in cui annuncia che, se ne avesse saputo quante ne sa oggi, non avrebbe dichiarato Israele criminale di guerra con le 575 pagine del rapporto costruito per il Consiglio per i diritti umani dell’Onu. Qualcuno aveva già capito da tempo che lei sbagliava: l’Italia votò contro il suo rapporto, e nel nostro Parlamento abbiamo tenuto anche un convegno contro le sue assurde conclusioni. Insomma, lei ci ha messo un po’ troppo, e intanto il danno è stato gigantesco. Certo, il suo è un gesto clamoroso che testimonia di una personalità tormentata che, dopo molto, troppo pensare, ha deciso di ascoltare la voce della coscienza. Una scelta quasi obbligata dopo che le folle ispirate da lei hanno percorso le piazze europee gridando «Hamas Hamas gli ebrei al gas»; dopo che il capo dell’opposizione della Knesset, Tzipi Livni, ha dovuto rinunciare a un viaggio a Londra sotto la minaccia di arresto; dopo che da quelle accuse è nata su Gaza la narrativa pazzesca, quella di una prigione a cielo aperto dove Israele pratica la caccia al civile e ai bambini, si muore di fame, e i persecutori ebrei circostanti bloccano con la loro ferocia una vita normale e civilizzata. Peccato che tutti i guai di Gaza nascano dalla dittatura di Hamas. L’Onu, la stampa internazionale, l’Unione europea, gli Usa di Obama, i Paesi europei… chi non è stato influenzato dall’ondata di delegittimazione cui ha dato il via il suo rapporto. Dunque, giudice Goldstone, scriva un altro rapporto, 575 pagine che dicono la verità.
Qualche suggerimento su come costruire il suo intervento. La cornice: Gaza è dominata da un’organizzazione terrorista inclusa nella lista europea, integralista islamica e antisemita, che promette lo sterminio degli ebrei e il califfato mondiale. Hamas ha inondato Israele con 13mila missili per la maggior parte finanziati dall’Iran, di cui è suddita. Israele, cosa totalmente omessa dal suo rapporto, ha risposto come farebbe ognuno nella stessa condizione a un attacco quotidiano che ha fatto morti e feriti. Qui, sì, i civili sono stati presi di mira intenzionalmente.
In secondo luogo, giudice, deve raccontare che le organizzazioni ascoltate sono tutte di parte, le Ong antisraeliane più politicizzate come il Palestinian Center for Human Rights o Betzelem o Al Haq.
E adesso il punto rovente: ignorando che la guerra viene ormai chiamata «asimmetrica» proprio perché da una parte ci sono le divise, dall’altra il caos dei miliziani e dei terroristi travestiti da civili, lei, Goldstone ha preteso di credere che i miliziani di Hamas fossero veramente civili. L’uso degli scudi umani arrivava al punto che il maggior ospedale di Gaza era occupato dallo stato maggiore di Hamas. Il rapporto dice che i 1.200 morti palestinesi erano civili. In realtà, secondo l’indagine che l’esercito israeliano si è auto inflitta come lei stesso riconosce, 564 morti erano membri armati dichiarati di Hamas, i membri della Jihad islamica circa 100, i poliziotti del regime di Hamas categorizzati come «civili» centinaia, e poi c’erano i membri di Fatah di cui non conosciamo il numero... i calcoli più contenuti dicono che dal 63 per cento al 75 erano coinvolti come armati nella guerra, senza contare gli scudi umani. Un esempio: un ventiduenne definito dal Palestinian Center un civile, Abdullah Abdel Hamid Muamar, membro di Hamas, compare su un website col suo missile Qassam.

Era facile, giudice Goldstone, sapere che una guerra asimmetrica mette davanti ai combattenti finti civili così da bloccare e poi accusare il nemico; era facile venire a conoscenza dei messaggini e volantini per avvertire la popolazione di andarsene dai luoghi che stava per colpire. Giudice Goldstone, sono contenta che lei abbia parlato, ma davvero non basta. Si dia da fare adesso, e non se ne vergogni. Semmai, si doveva vergognare fino a qualche giorno fa.

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